Pesaro

Donne vittime di soprusi, il consiglio comunale di Pesaro vota il ripristino del “Reddito di libertà”

Obiettivo fare pressione sulla Regione per avere 400 euro mensili. Il centro di Pesaro "Parla con noi" snocciola i dati: 187 accessi (+20%)

PESARO – Violenza di genere e indipendenza economica, il Consiglio comunale vota il ripristino del “Reddito di libertà”. L’assise ha discusso e approvato all’unanimità la mozione di indirizzo presentata dalle consigliere Fabbri, Manenti, Palazzi, Rocchi, Anniballi, Dominici, Drago, Palazzi, Tommasoli, Mattioli e Alessandroni dal titolo “Contrasto alla violenza di genere: potenziamento della rete ‘Virginia’ per le attività di informazione-educazione, della rete istituzionale attiva per la tutela delle donne vittime di violenza e ripristino del “Reddito di libertà”. Una mozione proposta per favorire: «le donne nel conseguimento dell’autonomia e nel reinserimento sociale; le madri nella conciliazione delle necessità lavorative con quelle di cura, educazione e custodia dei figli; e per potenziare i percorsi per lo svincolo dalla casa accoglienza per le donne che abbiano già raggiunto gli obiettivi della permanenza in comunità» ha detto la presidente della Commissione Donne elette e Pari opportunità Adriana Fabbri, spiegando la mozione d’indirizzo che impegna sindaco e giunta a farsi promotore «per potenziare la rete istituzionale e per dare una risposta integrata e sostenere le vittime di violenza in modo particolare in quella successiva dell’uscita dalla fase di pericolo, in cui il tema del lavoro e della casa risultano prioritari».

Li impegna anche «a proseguire il potenziamento della rete “Virginia”» e «a sollecitare con determinazione sia il governo centrale che la Regione, al fine di ripristinare il “reddito di libertà” sospeso dall’anno 2022 per mancanza di fondi, in quanto valido strumento di sostegno e contrasto alle difficoltà di reinserimento nella vita di tutti i giorni da parte delle donne che hanno subito gravi violente e soprusi; 400euro mensili per un anno, possono contribuire a sostenere le spese di un affitto, per il raggiungimento della propria autonomia lavorativa e abitativa». 

L’assessora con delega alle Pari Opportunità Sara Mengucci ha rilevato: «Bisogna sradicare la cultura patriarcale anche attraverso campagne di sensibilizzazione rivolte ai più giovani e con i servizi messi in campo. La politica e gli amministratori hanno la responsabilità di realizzare la cultura delle pari opportunità, anche attraverso il miglioramento delle condizioni socio-economiche delle donne, soprattutto quelle vittime di violenza, che hanno la necessità di avere un’autonomia sociale, economica e lavorativa. Non ultimo la formazione: lavoriamo insieme per educare ai sentimenti e all’affettività, collaboriamo per combattere la violenza contro le donne».  

Ha preso poi la parola il sindaco di Pesaro Andrea Biancani: «La violenza di genere rimane ancora diffusa e spesso minimizzata, anche se è bene sottolineare come nel corso degli anni è cresciuta sia la coscienza pubblica che la mobilitazione contro le molestie sessuali e le altre forme di violenza femminile. Questo anche grazie all’attivismo digitale – che muove le masse e le coscienze sui social e sul web-, e alla fondamentale rete dei centri antiviolenza che, giorno dopo giorno, accolgono le vittime, le salvano e le aiutano ad uscire da quel tunnel fatto di crudeltà e manipolazione, ritornando, lentamente, alla quotidianità della vita».  

L’assessore Luca Pandolfi ha ripreso i numeri forniti dal CAV “Parla con noi” per presentare alcuni dei progetti – anche innovativi – del Centro, come “Voci” dedicato alle vittime di violenza assistita (il 91% delle donne accolte dal CAV sono madri di minori) e “Dico tra noi” rivolto agli uomini maltrattanti. Ha poi sottolineato «l’importanza delle proposte dei Consigli monotematici, come quella sul “Reddito di libertà” fondamentale per sostenere le donne in uscita dalla violenza e garantire l’autonomia».

Vittime di violenza, alcuni dati

Maura Gaudenzi, coordinatrice, ha illustrato i servizi di “Parla con Noi” ha rivelato i numeri: «La Casa di emergenza, esperienza unica nella Regione Marche, è aperta h24, 365 giorni l’anno. Ospita donne sole o con minori in maniera temporanea. Dal 2014 al 2023, ha accolto 550 donne e 576 minori. Nel 2023 ha accolto 75 donne e 72 minori (da gennaio a novembre 2024, 77 donne e 84 minori)». C’è poi il Centro di ascolto per uomini maltrattanti. Nel 2020 sono stati 13 gli uomini coinvolti; nel 2021, 18; nel 2022, 30; nel 2023, 46; nel 2024, le richieste sono state 100, le prese in carico 70, in questo momento 10 uomini sono in lista d’attesa.  

«Lavorare sulla volenza assistita è un obbligo, non un’opzione», ha detto Gaudenzi nel presentare Voci, «servizio dedicato alla violenza che subiscono, loro malgrado, i bambini. Avviato dalla Cooperativa Labirinto tramite un progetto finanziato da Intesa San Paolo, affronta un tema poco trattato dai tavoli. Dal 2021 ad oggi ha accolto 83 madri, 20 padri, 60 bambini (3-10) e 45 adolescenti; attualmente sono in carico 44 madri, 40 bambini (3-10) e 20 adolescenti. Nel giugno 2025 i fondi privati termineranno e rimarranno solo quelli dell’Ats1, non sufficienti per rispondere all’alta domanda conseguente all’alta sensibilizzazione fatta». Gaudenzi ricorda che «la titolarità di “Parla con noi” è dell’Ats1, che lo gestisce in co-progettazione con la Cooperativa Labirinto e in collaborazione con “Percorso donna”. Da aprile 2009 a novembre 2024 ha accolto 2004 donne; nel 2023 si sono registrati 179 accessi; da gennaio a novembre 2024, 187 (+20% rispetto allo stesso periodo del 2023)». Tra i numeri presenti appositamente per fare «cultura di genere e contro gli stereotipi sulla violenza di genere» la coordinatrice ha riportato i seguenti: «I dati delle donne registrate nel 2023 indicano che il 63% ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni; che il 72% è italiana; che il 44% è disoccupata, inoccupata, precaria o con lavoro saltuario (da sottolineare come, nel 40%, le donne dichiarino di subire violenza economica). Nel 65% sono donne con un diploma di scuola superiore o con laurea. Un altro dato: sono 70 le donne che nel 2023 sono uscite dalla violenza».