PESARO – Ristoranti e bar che non hanno riaperto, altri con cali di fatturato del 50%. Una fotografia di un territorio che prova a rialzarsi, ma non senza fatica.
Il lockdown ha lasciato cicatrici profonde nel settore bar e ristorazione in provincia di Pesaro e Urbino. Alcune attività nella cosiddetta Fase III non hanno riaperto i battenti; altre ancora stanno soffrendo per il calo di lavoro (in media dal 30 al 40% in meno), con punte nell’entroterra del 50-60%.
Per Cna Agroalimentare di Pesaro e Urbino «Si tratta di un momento difficile per tutto il settore non solo per la particolare contingenza economica ma anche per l’applicazione dei protocolli e, soprattutto, per l’effetto psicologico che il post pandemia ha innescato in parte dell’utenza, soprattutto quella più matura, che ancora fatica a tornare alle vecchie abitudini».
Dopo tante discussioni, proteste e poi interlocuzioni con le istituzioni regionali, Cna Agroalimentare di Pesaro e Urbino ha voluto fare una fotografia esatta della consistenza del settore affidando la ricerca al proprio Centro Studi regionale.
In provincia di Pesaro e Urbino sono attive 940 attività di ristorazione con somministrazione diretta con 4.922 addetti. Le attività di ristorazione con solo asporto sono invece 349 con 1.056 addetti.
Gli Agriturismo sono 80 (esattamente il doppio in media rispetto alle altre province) e denunciano appena 59 addetti.
Gelaterie e pasticcerie sono in totale 163 con 706 addetti. I ristoranti ambulanti 18 con 32 addetti e i catering sono invece 8.
In provincia di Pesaro e Urbino è record di Bar e Caffetterie (1.127). In provincia di Ancona sono 1.121; 725 in quella di Ascoli; 479 a Fermo e 801 a Macerata. Gli addetti nel settore bar caffetterie in provincia di Pesaro e Urbino sono 3.240. In totale il settore bar e ristorazione in provincia di Pesaro e Urbino conta 2.685 attività e da lavoro ad oltre 10mila addetti.
«Si tratta di una realtà economica importante – commenta Cna Agroalimentare di Pesaro e Urbino – che produce lavoro, ricchezza, occupazione e che contribuisce in maniera sostanziale anche alla promozione del territorio. È per questo che come associazione stiamo cercando di lavorare affinchè questo tipo di attività possano ricevere le misure di ristoro annunciate dalla Regione e perché – sempre che i numeri sui contagi vadano ancora verso una riduzione – si possano rivedere anche i protocolli di sicurezza per la categoria cercando di applicare un graduale e responsabile allentamento delle misure attualmente previste».