PESARO – Nelle fila del Pd volano stracci. Camilla Fabbri, ex deputata e Alessia Morani, già parlamentare e candidata “scontenta” per la posizione, tracciano un bilancio.
Fabbri lancia anche un messaggio chiaro a Matteo Ricci, tra i nomi caldi per il ruolo di segretario nazionale.
«Le elezioni certificano la sconfitta della proposta politica del Partito Democratico, come ormai succede da tempo e da diverse tornate elettorali. I temi sul tavolo, le questioni urgenti da affrontare – legate alla dignità di un lavoro certo e non precario, alle prospettive di crescita culturale e professionale dei nostri giovani, ad una sanità che sappia adeguarsi alle trasformazioni sociali in atto, certa e giusta, al cambiamento climatico ed alle tragedie che avvengono nei nostri territori, alla paura legata all’aumento del costo della vita, alla scelta che taluni faranno sul prosieguo della propria attività, alla rinuncia di iniziativa – paiono non caratterizzare il nostro agire politico. Appariamo estranei, distanti, a volte timidi, purtroppo spocchiosi e quasi sempre autoreferenziali, impegnati alla strenua ricerca delle contraddizioni altrui, quasi mai protagonisti del noi e della nostra capacità di elaborazione di progettualità. La sconfitta elettorale riguarda ancorché il segretario nazionale, che va comunque ringraziato per l’impegno e per il lavoro svolto, tutto il gruppo dirigente».
Per Fabbri il «problema riguarda il nostro modo di ascoltare, orecchio a terra, il comune sentire, le speranze, le aspettative; riguarda la nostra attitudine a metterci al servizio degli altri; riguarda la indisponibilità ad essere collettivo, a ragionare come comunità. Ci siamo fatti interpreti, troppo spesso, di un mandato che realmente non abbiamo avuto e ci siamo dimostrati riluttanti nell’affrontare una vera, impegnativa e profonda discussione e analisi, sul partito, sulle alleanze e sul Paese e che, nella mia regione, le Marche, mancano da anni, nonostante la grave sconfitta alle elezioni regionali del 2020, determinata principalmente dalla discussione dentro un partito lacerato e governato più da istinti intimi legati ad ambizioni o rivalse personali che proiettato al bene dei marchigiani».
Poi il messaggio a Ricci. «Suggerirei perciò al nostro Sindaco, Matteo Ricci – politico di lungo corso della nostra regione, sostenitore di tutti i segretari nazionali succedutisi negli ultimi anni, protagonista della scena politica nazionale con funzioni delegate dal partito nazionale di primo piano, fra i maggiori responsabili della situazione che viviamo oggi – di assumere un atteggiamento di generosità, compostezza, umiltà e maggiore modestia di fronte alla necessità di rilanciare le ragioni costitutive del Partito Democratico, perché esso possa tornare ad essere soggetto di governo, in primis nella nostra regione, e punto di riferimento per quei tanti cittadini che hanno bisogno di una forza politica in grado di infondere speranza».
A ruota Alessia Morani. «L’esito delle elezioni politiche purtroppo era ampiamente prevedibile. La valanga di voti per Giorgia Meloni era percepibile per chi sta tra la gente. Lei è la vera vincitrice di queste elezioni. Chapeau. Per il Pd la sconfitta è pesante, senza appello. Troppi errori: una linea politica confusa tra “o Conte o morte” ed “evviva Draghi”, una alleanza debolissima e contraddittoria e una campagna elettorale senza messaggi forti e priorità comprensibili. In queste condizioni l’esito era scontato».
Morani ammette: «Non credo sia utile provare a scaricare responsabilità su altri partiti. Non serve a noi e non serve all’Italia. Letta ha annunciato immediatamente l’avvio del congresso perché è necessario rifondare e rigenerare il nostro partito. La ripartenza deve essere immediata, non possiamo perdere tempo. Occorre, anzitutto, organizzare da subito una seria e forte opposizione in Parlamento e contestualmente aprire una profonda fase di discussione sul futuro del Pd e celebrare a tutti i livelli i congressi, non per “contarci” ma per “fare contare” tutti coloro che vogliono una forza politica democratica e riformista. Non ci sono altre strade. È il momento di guardarci allo specchio».