PESARO – Emendamento salva-Riceci, il sindaco di Pesaro Andrea Biancani sbotta e spiega.
«Vitri parla di “scelta scellerata di Biancani”. Ovviamente questa notte sono riuscito a dormire ugualmente, ma ritengo sia giusto spiegare di cosa stiamo parlando e come stanno le cose. L’Ata è l’Assemblea Territoriale d’Ambito – ATO1 Pesaro Urbino rappresentata dai Comuni della Provincia di Pesaro Urbino e della Provincia, nata principalmente per programmare come e dove gestire i rifiuti, per organizzare i servizi dei rifiuti urbani e speciali assimilati agli urbani secondo criteri di efficienza, efficacia, economicità e trasparenza. È quindi un ente pubblico che dovrebbe pianificare anche dove fare le discariche. ĽATA di Pesaro e Urbino ha pianificato dove fare una nuova discarica visto che quella di Tavullia è praticamente piena e potrà ricevere ancora rifiuti al massimo per 3 o 4 anni? No».
Il sindaco approfondisce: «Cosa vuol dire non avere una nuova discarica? Dover pagare per portare i rifiuti in discariche non nostre, a livello regionale o addirittura in altre regioni. I costi aumenterebbero di molto, aumenti a due cifre. Senza contare l’inquinamento dei mezzi, centinaia, che ogni giorno dovrebbero portare i rifiuti nelle discariche a decine o centinaia di chilometri. Ma chi pagherebbe l’aumento dei costi per il recupero o lo smaltimento dei rifiuti? Tutti. Dai cittadini alle imprese. Ma allora perché non avete previsto di ampliare la discarica di Tavullia o non avete individuato un nuovo posto dove fare una nuova discarica? Tavullia non può essere ampliata se non di poco, al massimo per un paio di anni. Mentre per individuare dove fare una nuova discarica ľATA ci ha provato ma nessun comune la vuole nel suo territorio».
Attualmente la distanza per poter realizzare una nuova discarica, pubblica, non privata, necessaria per poter portare i rifiuti urbani è di 1500 metri dai centri abitati (centro abitato viene considerato un aggregato di poche case).
«Questo limite – spiega Biancani – considerato da chi mi accusa un limite giusto, in pratica non consente ai Comuni di prevedere una nuova discarica in tutto il territorio della provincia. La conseguenza sarà di dover aumentare le tariffe a tutti i cittadini e a tutte le imprese. Le prossime settimane, l’ATA chiederà ai sindaci, di votare un emendamento per portare la distanza dai centri abitati da 1500 a 500 metri, proprio per consentire ai comuni di pianificare una nuova discarica pubblica. In Emilia Romagna fino a poco tempo fa non c’era alcun limite, Toscana, Abruzzo e in Umbria è di 500 metri. Ma perché si ritiene che la norma possa rimettere in gioco la discarica di Riceci? Lo si fa strumentalmente. A noi interessa poter programmare una nuova discarica pubblica. Decidere dove fare una nuova discarica è sicuramente impopolare. Inoltre Riceci è una discarica che ha proposto una società privata, Aurora, di cui Marche Multiservizi è socia, proprio perché il pubblico non ha deciso. In pratica il privato si è inserito in una mancata programmazione del sistema pubblico. Ora Riceci è stata bocciata dalla Provincia, c’è un ricorso in atto e l’ultima parola spetterà ai giudici. Noi dobbiamo programmare una nuova discarica pubblica. Non possiamo non farlo perché c’è un ricorso in atto di Aurora su Riceci. Vorrebbe dire continuare a rimanere immobili e a non programmare. Adesso il pubblico deve riprendersi il suo ruolo, non c’è più tempo da perdere, deve programmare cosa vuole fare. Se lo facesse oggi già saremmo fuori tempo massimo con aumenti certi delle tariffe dei rifiuti per tutti. Se non lo facciamo per niente la situazione può diventare seria, molto seria, con aumenti difficili solo da immaginare».
Poi chiude: «Ma allora perché si è definita la proposta che faranno i sindaci come “scellerata”? Governare vuol dire prendere le decisioni nell’interesse pubblico, per tutta la comunità. Scelte che nell’immediato non pagano politicamente ma che chi si è assunto la responsabilità di fare il sindaco deve fare. Se c’è una cosa scellerata è quella di non decidere e di rimandare le scelte ad altri. Io sono abituato a prendermi le responsabilità, altrimenti non avrei mai accettato di fare il sindaco. La proposta del termovalorizzatore della Regione è “lo specchietto per le allodole”. In Consiglio regionale addirittura si è votato più volte contro un nuovo Biodigestore. Nessuno avrebbe mai la forza di decidere dove farlo. È solo un modo per non decidere nulla. Per un termovalorizzatore ci vogliono tra i 15 e i 20 anni. Allora dobbiamo lavorare per fare una discarica pubblica in grado di accogliere i rifiuti che non si possono recuperare o riciclare. Inoltre mi piacerebbe che chi giudica scellerata la mia posizione, e non solo, faccia delle proposte o dia delle soluzioni. Reali però. Per una soluzione in tempi brevi».