PESARO – Emergenza idrica, gli invasi del Furlo, San Lazzaro e Tavernelle necessitano di una pulizia per poter aumentare la capacità idrica.
Il Consigliere regionale Andrea Biancani (Pd) lancia nuovamente l’allarme sulla crisi idrica e con un’interrogazione richiama la Regione sugli impegni presi e su quelli che dovrebbe assumersi.
«I lavori nell’invaso del Furlo, di cui si parla da tempo, aumenteranno la capacità solo del 10%. Ancora nessuna certezza sui bacini di San Lazzaro e Tavernelle. Sul tema dell’acqua la Regione sta scherzando col fuoco – sostiene Biancani – Nella provincia di Pesaro-Urbino non è così remota la possibilità di restare senza risorse idriche, letteralmente senza una goccia d’acqua. Lo dimostrano gli ultimi dati registrati sulla diminuzione delle precipitazioni e sull’aumento delle temperature». In base ai numeri raccolti dall’Amap (Agenzia Marche agricoltura e pesca), nel periodo dicembre-febbraio la media regionale delle precipitazioni è scesa del 55,7%, rispetto allo stesso periodo del trentennio 1991-2020, mentre le temperature sono cresciute del 3,4%.
«Anche sullo stato di salute degli invasi e sulla necessità di procedere con lo sfangamento i numeri parlano chiaro – aggiunge Biancani – Nello studio presentato a fine gennaio, commissionato dall’AATO 1 (Assemblea di Ambito territoriale ottimale) alle Università (Politecnica delle Marche, Università di Urbino, Università di Bologna), i dati relativi ai tre principali invasi della nostra provincia sono preoccupanti. Nel dettaglio, dall’invaso del Furlo, per ripristinare il volume originario, dovrebbero essere asportati 370.000 metri cubi di materiale (50%), dall’invaso di San Lazzaro 280.000 metri cubi (33%), infine dall’invaso di Tavernelle 820.000 metri cubi (67%). Riportare i bacini alla piena capacità consentirebbe la copertura del fabbisogno di acqua per ulteriori due mesi, un tempo sicuramente non trascurabile».
«Ricordo che la Provincia di Pesaro-Urbino più di altre è a serio rischio, con una domanda di acqua potabile di circa 1150 litri al secondo, raccolti per l’80% circa da questi tre invasi, per questo nei periodi di siccità siamo costretti ad aprire i pozzi di emergenza, vedi il Burano, prelevando al massimo, indicativamente, 400 litri al secondo. Questo dimostra perché l’unica soluzione realizzabile in tempi brevi, per evitare di restare senza acqua, sia lo sfangamento dei tre invasi».
A distanza di un anno dalla precedente interrogazione sullo stesso tema, Biancani sollecita risposte della Regione anche sulla progettazione di nuovi sistemi di approvvigionamento idropotabile.
Nella risposta era stata annunciata la rimozione dei primi 75.000 metri cubi dal Furlo per la primavera-estate 2024. «Ancora non ci sono garanzie sul rispetto dei tempi, ma, purtroppo, sottolineo che abbiamo impiegato anni per arrivare al progetto esecutivo di un solo bacino su tre e la cosa più sconcertante è che consentirebbe comunque di togliere il 20% dei detriti, recuperando solo il 10% della capacità totale di raccolta. Quando si realizzeranno i lavori per recuperare il restante 90%? E che cosa è stato fatto per gli altri due invasi, San Lazzaro e Tavernelle? Non si sa ancora nulla».