Pesaro

Enogastronomia, ecco la pizza che fa promozione dei prodotti delle Marche

Torna "Pizze di Marca". Intervista a Gianfranco Santi, vicepresidente di Linfa, l’azienda speciale della Camera di Commercio delle Marche: «Valorizziamo da 16 anni tutti i prodotti d'eccellenza della nostra regione»

Pizza. Foto da pixabay.com, author Petrovhey
Pizza. Foto da pixabay.com, author Petrovhey

FANO – Portare i turisti ma anche i cittadini marchigiani a scoprire le eccellenze enogastronomiche della regione. Questa è la missione del progetto “Pizze di Marca” che la Camera di Commercio delle Marche, assieme all’azienda speciale Linfa, ha presentato ieri a Fano, volendo così sostenere il tessuto economico ed enogastronomico locale, provinciale e regionale. Per saperne di più abbiamo intervistato il vicepresidente di Linfa, Gianfranco Santi.

Partiamo dalle basi, cos’è Linfa?
«Linfa è l’azienda speciale per l’agroalimentare della Camera di Commercio delle Marche. Svolge attività di supporto alle imprese del settore, tra cui informazione sulle opportunità di internazionalizzazione e di finanziamenti; progettazione e gestione di iniziative, strategie operative, marketing e di innovazione tecnologica per i processi e i prodotti. Si occupa anche di tracciabilità e quindi delle iniziative per la difesa del consumatore».

In che modo questo progetto va a incidere sull’economia del territorio?
«Questo progetto intanto nasce esattamente 16 anni fa, per valorizzare e far conoscere tutti i prodotti d’eccellenza della nostra regione. È partito nel 2008 con la Camera di Commercio di Pesaro, con la sua azienda speciale. Poi negli anni è continuato fino ad approdare cinque anni fa alla Camera di Commercio Unica delle Marche che l’ha fatto suo tramite l’azienda speciale. Ha la missione di far sì che turisti, ma anche cittadini marchigiani possano scoprire quelli che sono i tanti prodotti di eccellenza che noi come marchigiani, che i nostri agricoltori, i nostri trasformatori realizzano nella nostra regione».

Come avviene questo?
«Questo avviene nella farcitura delle pizze. Qualsiasi prodotto, come per esempio il prosciutto di Carpegna o le olive all’ascolana, viene inserito in una serie di pizze che di fatto rappresentano le province e fanno degustare ai nostri cittadini o ai turisti quelle che sono le nostre eccellenze».

Perché la pizza?
«È un cibo popolare che viene consumato da tantissimi soggetti ma anche perché il suo costo, alle famiglie stesse, non è altissimo. È chiaro che è un veicolo di promozione molto importante».

Ma non vi fermate qui…
«Noi queste pizze le abbiamo legate ai grandi vini marchigiani che abbiamo: tutte le DOC oggi sono arrivate ad avere dei vini importanti che ci invidiano in qualche modo in tutta Italia perché hanno ancora un buon rapporto prezzo-qualità e in generale un costo più basso rispetto ad altre regioni d’Italia. Non parlo d’Europa perché siamo molto ma molto inferiori. Ultimamente abbiamo inserito anche la birra agricola perché ci sono molto birrifici, però inizialmente c’era solo il vino perché la digeribilità della pizza con il vino è più elevata rispetto a quello che è con la birra per una questione di lievitazione».

Quindi c’è una ricaduta importante…
«Non solo, ma questo qualifica anche fortemente le pizzerie perché significa che queste pizzerie che aderiscono danno una garanzia di stagionalità nella pizza stessa e, nello stesso tempo, di proporre nella pizza prodotti di alta qualità e non certo le famose mozzarelle che arrivano dall’estero e così via. Negli ultimi anni anche le farine utilizzate sono prodotte con i nostri grani. Quindi la pizza diviene interamente marchigiana».

Nella foto, al centro: Gianfranco Santi
Nella foto, al centro: Gianfranco Santi

Questo progetto nato 16 anni fa, che risultati ha dato in termini innanzitutto di affezionamento ai prodotti del territorio? C’è un riscontro?
«I primi anni avevamo monitorato il fatturato delle pizzerie con queste pizze, allora si chiamavano “Pizze Terre di Rossini e Raffaello”, e mediamente il fatturato di queste pizze rispetto a tutte le altre da molte parti superava il 50%, in altri casi comunque si attestavano oltre il 30%. Quindi c’era una forte richiesta, forse all’inizio era anche una curiosità. Comunque i prodotti vengono scoperti all’interno del nostro territorio da turisti e marchigiani, vengono consumati non solo sulle pizze ma poi vengono anche acquistati dagli stessi clienti. Quindi c’è una sorta di riconoscibilità. Allora poi c’era anche un format un po’ diverso, ora credo che dal prossimo anno inizieremo un nuovo format che riguarda sì le pizzerie, ma anche alcune regole da rispettare come quelle di avere alcune pizze stagionali per quelle che aderiranno, in modo tale che ci sia un menù relativo a “Pizze di marca” all’interno della pizzeria o dell’agriturismo che fa anche pizzeria».

Questi abbinamenti si possono trovare sempre o soltanto per un periodo limitato dell’anno?
«Se la pizza è stagionale abbiamo pizze primaverili ed estive, pizze autunnali e invernali. Ma ce ne sono altre che si possono trovare tutto l’anno. Però è la stessa pizzeria al momento che decide se fare una versione stagionale e quindi variare il proprio menù oppure avere degli abbinamenti fissi validi tutto l’anno. Comunque dove c’è il menù “Pizze di marca” c’è la garanzia del prodotto che il pizzaiolo porta a tavola».

Quante pizzerie aderiscono a questa iniziativa?
«L’anno scorso erano 35, quest’anno siamo partiti un po’ in ritardo. Adesso noi iniziamo le serate, perché si faranno delle serate con la presentazione dell’abbinamento della pizza e dei vini: inizieremo il 17 a Fossombrone, poi proseguiremo con altre 3-4 a ottobre, poi andremo a novembre, dicembre e forse arriveremo anche a gennaio-febbraio. Le pizzerie stanno ragionando sui calendari e sulle serate da fare, per cui a breve tempo ci sarà proprio sul sito di Linfa tutte le serate che verranno fatte con tutte le pizzerie».