Pesaro

Ex Consorzio al porto di Pesaro, il Comune «sana l’errore» al Prg. Ora si può costruire

Il caso riguarda le palazzine bloccate da una inchiesta. Nova Portum: «Ci auguriamo cada anche l’impianto accusatorio relativo al contestato abuso edilizio»

La zona dell'ex consorzio agrario

PESARO – Dopo il ricorso e la fase giudiziaria, c’è il sì unanime del Consiglio per cancellare un refuso nel Prg che impediva le costruzioni all’ex Consorzio agrario al porto.

I lavori per la realizzazione di due palazzine erano sospesi dalla procura dopo la richiesta di chiarimenti da parte della Capitaneria di Porto, circa possibili incompatibilità con la destinazione portuale dell’area. Erano previsti 63 appartamenti sviluppati su 7 piani e unità commerciali al piano terra.

Il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la delibera che ottempera alla sentenza del Tar Marche emessa per il ricorso presentato dalla società Nova Portum s.r.l.

L’assessora alla Rapidità Mila Della Dora ha spiegato: «Il Tar ha accolto il ricorso di Nova Portum, invitando il Comune a predisporre e a portare all’approvazione del Consiglio comunale, entro 30 giorni, la variante concernente l’eliminazione del comma 4 dell’art. 4.2.2.4 delle N.T.A. del vigente PRG, nel punto in cui si legge: “Nell’ambito del P.N. 4.1 (Porto) le destinazioni d’uso insediabili dovranno essere correlate con le attività della cantieristica navale ed alla marineria in genere”». Un comma presente, come sottolineato da Della Dora, per un errore materiale «dovuto al mancato stralcio dello stesso paragrafo per mera dimenticanza». Un comma che però impedisce l’edilizia residenziale nella zona portuale.

«Ribadiamo che il permesso di costruire era perfettamente valido e che non c’è alcun danno: la ditta avrebbe potuto riprendere i lavori». L’assessore ha anche sottolineato che, «Quando l’Amministrazione ha iniziato a redigere la documentazione per ricostruire i fatti, ha più vote dichiarato che il mantenimento del comma in questione fosse un refuso» e che «non è stato corretto perché previsto da una norma inserita nel subsistema P1 (che riguarda le aree produttive) quindi attinente a un contesto diverso da quello in questione».  

Per l’ingegnere Moretti, del Comune, la delibera in oggetto, «rientra nell’area di una sentenza amministrativa che impone al Consiglio comunale di correggere il refuso presente all’interno del Prg». Moretti che ha aggiunto. «Il rinvio a giudizio è legato anche al mancato rilascio dell’autorizzazione paesaggistica».

All’attacco l’opposizione con Redaelli: «Motivazioni che portano alla condanna del Comune sono di natura e di responsabilità politica». Redaelli ha detto che è stata una «Volontà politica a portare alla condanna del Tar. Condanna che sottolinea i due tipi di danni derivati dalla scelta dell’Amministrazione: fa perdere qualcosa a un privato che liberamente investe, ottiene permessi e si ritrova danneggiato; quello amministrativo per l’ente che viene anche esposto ai rischi legati ad eventuali richieste risarcitorie». 

Malandrino ha sottolineato: «Ci viene chiesto di sanare un errore grave fatto da questa Amministrazione per evitare il rischio di pagare una penale di milioni di euro e che nasce da un refuso legato al Prg del 2003». E ancora: «Il caso nasce da un vizio di base: l’Amministrazione si è avvalsa del silenzio-assenso dell’autorità portuale per l’autorizzazione alla costruzione. È l’ennesima gestione superficiale di una situazione». 

Castellani: «Ricordo che il Comune ha dato subito il permesso a costruire e che, soprattutto, il porto è soggetto a due competenze: quella del Comune e quella dell’autorità portuale. La vera lacuna sta nella necessità di rivedere il Prg del porto che è precedente al 1990. Stiamo indicando il colpevole sbagliato». 

«Discutiamo una delibera che ci viene imposta» ha precisato la consigliera Marchionni prima di riportare alcune frasi della sentenza che sottolineano «come l’Amministrazione sia venuta meno al dovere di leale collaborazione con i cittadini citata dal Tar».  

R. Biagiotti: «Errore vero sta nella certezza delle procedure Amministrative. Il Comune ha rilasciato una concessione edilizia e metter mano in corso d’opera sarebbe stato sbagliato». 

«Ho sempre votato contro questo intervento perché inidoneo per quell’area» ha detto Dallasta prima di aggiungere che il vero oggetto della questione, «Più che un refuso, sono quattro righe molto pesanti con conseguenze che speriamo si risolvano quanto prima». Per il consigliere è necessario rivedere gli strumenti urbanistici: «C’è un Prg del ‘90 che vige in certe zone (come in quella del porto); un Prg del 2000 totalmente inadeguato, tanto che si va avanti a varianti; c’è un Piano del Porto fermo da 20 anni perché il Ministero ha chiesto migliaia di integrazioni. Chi vuole investire a Pesaro è chiaro che si scoraggia».  

Nova Portum ha appreso con «soddisfazione la notizia della delibera del Consiglio comunale di Pesaro che in data odierna ha approvato all’unanimità l’eliminazione del comma 4 dell’art. 4.2.2.4 nel PRG del 2000, “refuso urbanistico” che è stato causa del blocco dei lavori per la realizzazione del progetto immobiliare Calata 52 nell’area del Porto di Pesaro, fermi ormai da febbraio 2021.

Nova Portum auspica inoltre che con la cancellazione del comma dal PRG 2000 l’impianto accusatorio relativo al contestato abuso edilizio possa venire meno».