Pesaro

Un fanese alla conquista di “The voice Senior”: intervista con Claudio Morosi

La Città della Fortuna si prepara a tifare Claudio Morosi che, nella serata di venerdì 3 marzo (in diretta su RAI 1) si contenderà la vittoria del famoso talent condotto da Antonella Clerici

Claudio Morosi
Claudio Morosi

FANO – Un fanese alla conquista di “The voice Senior”. La Città della Fortuna si prepara a tifare Claudio Morosi che, nella serata di venerdì 3 marzo (in diretta su RAI 1) si contenderà la vittoria del famoso talent condotto da Antonella Clerici insieme ai quattro volti noti personaggi della giuria: Gigi D’Alessio, Loredana Bertè, Clementino e i Ricchi e Poveri.

Claudio Morosi sarà in gara con Gigi D’Alessio, scelto da Morosi nella prima puntata. Dopo la semifinale sono rimasti in 12 i concorrenti e nell’ultima puntata verrà decretato il vincitore.  Non si conosce la canzone che canterà Claudio Morosi, scelta per la finale da Gigi D’Alessio dopo le due suonate al pianoforte e cantate magistralmente: ‘Senza una donna’ di Zucchero Fornaciari e “You can leave your hat on” di Joe Cocker. Molto importante il televoto per decretare il vincitore, come avvenuto a Sanremo. Verrà assegnato un codice a ogni concorrente il giorno stesso della finale, e si potrà votare chiamando dal fisso (al numero 894.222, costo di 50 centesimi iva inclusa, seguendo le istruzioni che si riceveranno una volta in linea) oppure inviando un SMS (al numero 475.475.0, costo di 51 centesimi iva inclusa, utilizzando il codice di identificazione associato al concorrente). Lo abbiamo incontrato telefonicamente poche ore prima di questa importante sfida.

Partiamo dall’inizio: come nasce la tua passione per la musica?
«Nasco in Svizzera da genitori emigranti, papà di Fano e mamma veneta.  A sei anni sono tornato a Fano, abitavo vicino alla Chiesa di Santa Maria Nuova. Mi ricordo che frequentavo la prima elementare e andavo a giocare con gli amichetti all’oratorio…non parlavo ancora benissimo l’italiano, e non riuscivo a comunicar tanto bene, sentivo però l’organo. Il suono di questo strumento mi incuriosiva ed affascinava. Piano piano mi sono avvicinato a chiesa ed ho iniziato ad ascoltarlo e così, mi sono innamorato dello strumento e della musica in generale. Ad 11 anni mi sono iscritto al conservatorio, a 24 mi sono laureato, prima a Pesaro, poi a Bologna, dopodiché ho continuato sia con la musica classica che con quella non classica…»

E la tua avventura a “The voice”? Avresti mai pensato di diventare una Star dei talent show?
«Non lo avrei mai immaginato, mi sono iscritto per una sfida personale avendo lavorato tantissimo anche con artisti di caratura mondiale, tra quali Pavarotti, Bocelli, l’orchestra Rossini, sempre però da strumentista, per una volta ho voluto fare “l’ambizioso” e mettermi diciamo in mostra per gioco! Alla gara non ci penso e comunque non mi sarei mai immaginato di arrivare qua, mi sto divertendo come un matto anche perché siamo in un contesto estremamente professionale: dai tecnici della Rai ai colleghi musicisti, è veramente un piacere. La cosa poi bellissima è che tra i dodici rimasti in gara non c’è la minima tensione o l’ansia da prestazione. Tra l’altro c’è un altro pesarese, Mario Aiudi, persona meravigliosa nonostante questo derby che stavolta unisce, la musica è capace di fare anche questo».

Ti hanno definito ‘il nuovo Joe Cocker.’…chi sono i tuoi artisti di riferimento?
«Ne ho tanti: Joe Cocker sicuramente, Peter Gabriel, Gino Vannelli, ma anche i grandi cantautori, Venditti, Baglioni, Gino Paoli, Cocciante, Vinicio Capossela, Ennio Morricone. Tanti!»

In una recente intervista Elio ha detto che la qualità della musica di Sanremo è sempre più bassa: cosa ne pensi?
«La mia risposta non è una critica: in primis c’è un andare avanti per cui stili e mode cambiano ed è sempre stato così. Puccini ebbe le stesse critiche perché usava un’armonia antiaccademica. Stesso discorso per Verdi, che nella sua grandezza, ha avuto critiche. Le hanno avute Mozart, Bach, un po’ tutti. Detto questo, Sanremo oggi non è a mio avviso da elogiare, ma non per la qualità tecnica in sé della musica e dei cantanti, quanto per una completa dimenticanza di quello che è lo stile compositivo di una canzone classica; poi, una volta la musica serviva ad allietare l’orecchio, oggi serve ad allietare l’occhio: le mise, gli eccessi, i cambi scenici o le performance extramusicali sono divenute le vere protagoniste a discapito della musica. Sanremo è divenuto un teatrino estetico dove si parla di tutto ma poco di musica: il look è il vero protagonista. Quest’anno a Sanremo ho visto tante cose, mentre ne ho sentite un po’ poche, questa è la mia considerazione al riguardo».

Quali aspettative per la serata di stasera?
«Non ho nessuna aspettativa semplicemente perché ho già vinto e credo che valga anche per i miei 12 colleghi: abbiamo superato oltre 10mila iscrizioni, 4mila audizioni. Siamo già dei privilegiati, comunque non ci penso a stasera!».


Qual è il tuo sogno artistico nel cassetto? C’è qualche duetto o qualche palco in cui ti vorresti esibire?
«Ne ho tanti, vorrei esibirmi un po’ su tutti i palchi e anche fare duetti con tutti! Un album di canzoni mie e soprattutto mi piacerebbe sentire qualcosa scritto da me e interpretato da qualcun altro».

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