FANO – «Hanno funzionato a dovere e evitato che la situazione degenerasse ulteriormente». A sostenerlo l’Aset spa, che rispedisce ai vari mittenti le accuse sull’efficacia della vasche durante il nubifragio che la settimana scorsa si è abbattuto su Fano e sui territori dell’entroterra. Le abbondanti precipitazioni hanno fatto sì che l’Arizilla riversasse in mare liquami e rifiuti tanto da obbligare il comune a emettere delle ordinanze per divieto di balneazione a causa dall’alta presenza di batteri fecali.
L’ultimo a puntare il dito sull’inefficacia della vasche è stato il gruppo Nuova Fano che ha sottolineato come, a fronte dei costi sostenuti, i risultati siano stati molto poco soddisfacenti. Dopo l’apologia dell’assessora Brunori sull’investimento, ora è arrivato il chiarimento di Aset spa che intende fare luce su alcuni punti; la società dei servizi ricorda che l’impianto non è stato progettato per depurare le acque del torrente, ma per raccogliere l’acqua proveniente dalla rete fognaria del quartiere Gimarra e di via del Moletto per poi convogliarle verso il depuratore.
Acque miste che, prima della realizzazione della vasca, si riversavano in mare inquinandolo ulteriormente. «I fatti concreti dimostrano come, in occasione di ogni evento meteorico verificatosi dalla sua entrata in funzione, – riferisce in una nota l’Aset – l’impianto abbia svolto egregiamente il suo compito, mantenendo al proprio interno tutte le acque contaminate raccolte dalla rete fognaria per poi dirottarle verso il depuratore. Ha dunque fatto la sua parte per ridurre l’inquinamento alla foce dell’Arzilla, nonché del mare antistante».
L’azienda vuole anche specificare quale sia l’esatto ruolo delle vasche: «L’impianto ha la funzione di mitigare una porzione molto limitata del bacino e del torrente Arzilla. Quest’ultimo, per intero, lambisce e attraversa diversi comuni: la sua estensione complessiva supera infatti i 100 chilometri quadrati. È perciò scontato che la vasca non possa produrre effetti su un territorio così ampio (i bacini le cui acque vengono in essa collettate hanno cumulativamente un’estensione di circa 7,20 ettari), né possa in alcun modo mitigare le conseguenze dello sversamento delle acque provenienti da monte. Tanto più che non è stata progettata per questo».
Da dove deriva, allora, tutto quell’inquinamento? «Innanzitutto occorre inevitabilmente considerare l’eccezionalità delle recenti precipitazioni: i 75 millimetri di pioggia caduti in circa due ore certificano un’intensità fuori dalla media. Soprattutto, però, non si può ignorare come alla foce del torrente defluisca tutto ciò che l’onda di piena – fortemente alimentata dalle piogge torrenziali – raccoglie lungo l’alveo del fiume. E non si tratta di un torrente qualunque, ma di un corso d’acqua in stato ecologico scarso e, soprattutto, in condizioni non buone dal punto di vista chimico. Lo dimostra il report triennale 2015-2017 di Arpam sulla base delle analisi effettuate presso il sito di Santa Maria dell’Arzilla, nel Comune di Pesaro. Quest’ultime hanno permesso di rilevare una concentrazione di escherichia coli superiore ai 30mila UFC/100 ml, per di più con una tendenza al peggioramento. Ulteriore testimonianza è data dal monitoraggio del torrente Arzilla effettuato nell’ambito del progetto di cooperazione europea ‘Watercare’, di cui Aset è project partner: la stazione di campionamento installata a monte della vasca ha infatti permesso al CNR di Ancona e all’Università di Urbino di rilevare, durante le piogge di agosto, una concentrazione di inquinanti di dieci volte superiore rispetto agli anni precedenti. Numeri a parte, è l’ennesima riprova, a garanzia dei cittadini, di come il torrente Arzilla sia costantemente controllato pure grazie a questi monitoraggi, sia a valle sia a monte, voluti anche da Aset nell’ambito del progetto Watercare».
E concludono scagionando il funzionamento dell’impianto: «Non si può dunque attribuire alla vasca di accumulo la responsabilità di problemi che riguardano un territorio così ampio da andare ben oltre le competenze di Aset. Di certo l’impianto ha sempre fatto il suo dovere: in occasione di tutti gli altri eventi piovosi i dati Arpam sono sempre stati positivi, scongiurando così eventuali divieti di balneazione. È su fatti oggettivi come questo che Aset Spa invita a soffermarsi, chiarendo ancora una volta che la vasca non è un depuratore, ma un impianto nato per evitare l’aggravamento di una situazione di cui non è colpevole, e sulle cui responsabilità sono chiamati a vigilare i rispettivi organi di competenza. Il problema, infatti, può essere risolto soltanto con il contributo di tutti gli enti preposti. Dal canto suo, Aset Spa continuerà come sempre a lavorare nell’interesse della collettività, forte della serietà e della competenza dei suoi tecnici e di tutto il personale».