FANO – Non si placa il ciclone mediatico innescato dalle deplorevoli parole rivolte da un genitore a una calciatrice di colore avversaria. I fatti risalgono a domenica 30 ottobre a Fano durante il match che vedeva contrapposte la compagine femminile under 17 dell’Alma Fano e le pari età dell’Ancona Respect. Durante la sfida sarebbe stato fischiato un rigore per le padrone di casa: la decisione arbitrale è stata contestata da una calciatrice dorica di colore che di tutta risposta si è sentita gridare dagli spalti delle frasi gravissime tra cui «Ti sbianco» e «Sei una mangiabanane».
A denunciare e raccontare l’accaduto è stato l’allenatore della squadra anconetana Alessio Abram: «Perdiamo al 91′ a Fano per 2 a 1, ma purtroppo la notizia brutta della giornata non è questa, perché nello sport ci può stare soprattutto dopo una partita combattuta e quindi si accetta il risultato senza drammi. Ma purtroppo a Fano a un certo punto un genitore, per giunta un istruttore di arti marziali, non trova di meglio da fare che apostrofare una nostra ragazza tesserata di origine nigeriana, nata e cresciuta per altro nella nostra città, con insulti irripetibili di chiara matrice razzista. Per fortuna sia i dirigenti dell’accademia Granata sia gli altri genitori hanno preso le distanze e condannato l’episodio. Ma noi di certo non ci fermeremo qui perché certe cose alle soglie del 2023 non possono e non devono accadere. Condanno l’episodio e chiaramente spero che faccia altrettanto pubblicamente la società granata perché certi episodi non trovino né oggi né mai un consenso. Da 22 anni diciamo No Al Razzismo. Vergogna».
A distanza di quasi due giorni sono arrivate tramite social le scuse e la presa di posizione dell’Alma che ha scritto: «L’Alma Juventus Fano stigmatizza con forza l’episodio di razzismo, che ha visto coinvolto il genitore di una propria atleta, accaduto domenica scorsa durante il match della squadra under 17 femminile con l’Ancona Respect. Episodio gravissimo in generale, e ancor più ingiustificabile perché rivolto in un contesto sportivo che intende trasmettere, al di là della competizione agonistica, i valori del rispetto reciproco, dell’impegno e della disciplina, nonché quello dell’integrazione e dell’appartenenza a un gruppo. La nostra è una ferma condanna a qualsivoglia tipo di azione o frase riconducibile a una forma di razzismo, odio o violenza razziale. Il presidente Russo, a nome della società granata tutta, intende condannare l’atto discriminatorio e scusarsi con la giovane atleta e con la presidente Pagliari in rappresentanza della società biancorossa, comunicando sin da ora il ritiro della squadra al ripetersi di un altro episodio del genere riconducibile a un nostro sostenitore. Avremmo piacere invece, in una data da concordare, di invitare le giovani atlete dell’Ancona Respect per un’amichevole finalizzata a condannare unanimamente il grave episodio accaduto e in quell’occasione saremo lieti di ospitare in un contesto conviviale entrambe le squadre per ribadire i veri valori che devono animare la pratica agonistica».
Tutto finito quindi? Non proprio perché la dirigenza della società anconetana ha annunciato: «Dopo i noti fatti di domenica, abbiamo scelto la strada della denuncia. Quando spesso accade di minimizzare tale episodi o addirittura di nasconderli, noi al contrario sentiamo il dovere e la responsabilità morale sia nei confronti della comunità e della collettività a cui apparteniamo, sia soprattutto nei confronti di chi ha subito l’atto razzista, per sollevare indignazione e rabbia. Le orribili frasi dette da un uomo adulto a una ragazzina di quindici anni durante la partita di calcio non sono un insieme di brutte parole buttate a caso e dettate dall’agonismo, bensì la manifestazione di un pensiero razzista che mai deve trovare cittadinanza e giustificazione. Non ci arrenderemo, non un passo indietro».