FANO – Anche il comune di Fano ha aderito alla Giornata Mondiale per le vittime del Covid-19 e lo ha fatto con una cerimonia particolare svoltasi nella mattinata del 18 marzo, presso il Parco Urbano “Polverari” (a questo link il VIDEO integrale).
Una location non causale: durante questa celebrazione è stato infatti simbolicamente piantato un nuovo albero in memoria di tutte le vittime. Un gesto che si concretizzerà ulteriormente nel prossimo ottobre quando nell’area gli alberi si moltiplicheranno e ne verrà piantato uno per ciascuna vittima del virus, dando vita a un nuovo bosco per celebrare la memoria delle persone scomparse.
Un momento molto significativo, che per ovvi motivi non si è potuto svolgere in presenza, ma che è stato trasmesso in diretta tramite i social del Comune. Molto toccanti le parole del primo cittadino Massimo Seri: «Non è semplice per me parlavi in questo momento. Quello appena trascorso è stato in assoluto l’anno più difficile e doloroso che come sindaco mi sia mai trovato ad affrontare. Una tragedia improvvisa ed imponente. Un nemico subdolo e tenace. Un quotidiano faccia a faccia con la morte. Ma nonostante tutto questo, se stamane la nostra città è simbolicamente qui riunita, è perché sono profondamente convinto di una cosa, che prima o poi, con la forza dell’unione e con la generosità che abbiamo fino ad oggi dimostrato, ne verremo fuori!».
Prosegue un commosso primo cittadino che pochi mesi fa ha dovuto dire addio al proprio padre proprio a causa del Coronavirus: «La pandemia e l’emergenza sanitaria hanno portato nella nostra comunità un inedito confronto con la morte e con il significato dell’esistenza mai percepito prima. La perdita improvvisa e quasi inspiegabile di un proprio caro ha colpito alle spalle numerose famiglie fanesi. Al dolore per il lutto improvviso si è aggiunto quello, ancor più straziante, di non poterlo vivere ed elaborare, a causa delle mancate celebrazioni funebri, del non poter stare al capezzale dei malati per un ultimo saluto. Una situazione di dolore personale e collettivo al quale eravamo impreparati e che dimostra quanta fragilità vi è nell’uomo. Ma nonostante questo avviene una cosa: ecco che, non appena la fragilità umana si infrange sui fatui moderni modelli di vita, tesi al raggiungimento della felicità materiale, subito l’uomo va alla ricerca di se stesso, di un nuovo senso di esistenza, di maggiore spiritualità».
E prosegue ancora: «L’emergenza non è ancora finita, il virus è ancora presente, le ferite sanguinano ancora e a queste se ne aggiungono di nuove. Ma voglio riportarvi una recente frase del neo eletto presidente degli Stati Uniti: ‘Per guarire, noi dobbiamo ricordare. È difficile talvolta ricordare, ma è anche così che guariremo’. Questo pensiero, con cui il presidente Biden ha reso omaggio alle 400mila vittime americane del Covid durante la cerimonia al Lincoln Memorial, mi ha molto colpito. Mi ha colpito perché al verbo ‘guarire’ non è stato affiancato un verbo come ‘combattere’ o ‘lottare’ , bensì è stato associato il verbo ‘ricordare’. Non dobbiamo sottovalutare la forza di “ricordare”. Il verbo contiene infatti a livello etimologico la parola cor cordis, cuore, che gli antichi ritenevano fosse la sede della memoria. Non la mente, dunque, ma il cuore è il contenitore dei nostri ricordi.»
E conclude con un messaggio di speranza: «Ecco perché abbiamo deciso di piantare queste piante in segno simbolico ma tangibile, di rinascita Ma piantare una pianta non basta! Servono cure e tempo per farla crescere sana e robusta. Un gesto che significa speranza. Un segno che simboleggia la vita, che è ipoteca su un domani buono, che è fiducia nell’uomo. Una pianta sta a significare voglia di rinascita ma ci rammenta anche che senza impegno e dedizione la rinascita non avviene. Ecco che torna il termine ‘ricordare’ come strumento prezioso per uscire da una crisi, forte ma gentile, potente ma non violento. Universale».
Anche il sindaco di Pesaro Matteo Ricci si è unito a questa significativa giornata esprimendo il proprio personale cordoglio: «Oggi, anche a Pesaro, bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio in memoria delle migliaia di persone morte a causa della pandemia. Esattamente un anno fa, guardavamo increduli le immagini dei camion dell’esercito sfilare per Bergamo, mentre trasportavano centinaia di bare destinate alla cremazione. La fotografia indelebile di un’immensa tragedia, che ancora oggi ci troviamo a combattere. Il ricordo di chi ci ha lasciato resterà per sempre vivo».