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Fano, il Comune fa un passo indietro sulla vicenda “smart working”. I sindacati attaccano

I sindacati auspicano che il lavoro agile, innescato dalla pandemia, da situazione emergenziale diventi ben presto una consuetudine: «Non ci stiamo a passare per coloro che difendono chi non fa o fa male il proprio lavoro»

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la conferenza dei sindacati sulla vicenda ‘smart working’
La conferenza dei sindacati sulla vicenda “smart working”

FANO – Retromarcia del Comune sulla tanto discussa circolare sullo smart working per le categorie fragili. A riferirlo non senza soddisfazione sono stati Vania Sciumbata per Cgil, Francesco Todaro per Cisl e Angelo Aucello per Uil nel corso della conferenza svolta a Fano in merito al botta e risposta andato in scena pochi giorni prima con l’amministrazione locale per quello che concerne lo stop al lavoro agile a favore del ritorno in ufficio.

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(Leggi anche: Fano, addio allo smart working in Comune: è scontro tra amministrazione e sindacati)

«Il Comune di Fano è tornato sui propri passi riguardo ai lavoratori fragili e si è allineato alle disposizioni di legge in materia»: l’amministrazione ha confermato che lo smart working proseguirà fino al 31 luglio per il personale fragile, (circa una ventina di dipendenti comunali affetti da gravi patologie), mentre a partire dalla giornata odierna una parte residuale dell’organico riprenderà l’attività in presenza.

Non solo: i sindacati auspicano che il lavoro agile, innescato dalla pandemia, da situazione emergenziale diventi ben presto una consuetudine: per farlo occorre che gli enti investano per informatizzare e digitalizzare tutti quei servizi che si prestano all’innovazione, come in effetti più volte caldeggiato dal Governo italiano.

I rappresentanti sindacali, nonostante il risultato conseguito, hanno voluto sottolineare quanto poco gradite siano state le parole dell’amministrazione per giustificare il provvedimento interno che, a loro dire, avrebbero contribuito ad alimentare i luoghi comuni sui ‘dipendenti comunali nullafacenti’: «Non ci stiamo a passare per coloro che difendono chi non fa oppure fa male il proprio lavoro. Se qualcuno ha sbagliato, è giusto che paghi e del resto questa regola deve valere per tutti. Non ci piace che si sollevino contrapposizioni pretestuose fra lavoro pubblico e lavoro privato. Hanno già provocato tanti danni in precedenza e momenti drammatici come la pandemia hanno reso evidente quali conseguenze negative abbiano prodotto i tagli sui servizi pubblici».

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