FANO – Una tranquilla giornata di sole ha rischiato di trasformarsi in un’altra tragedia per un 30enne di Città di Castello che aveva deciso di trascorrere una giornata di mare sulla spiaggia di Torrette di Fano nel tratto davanti all’omonimo camping. È successo nella tarda mattina del 17 luglio, a distanza di poco più di una settimana dalla tragedia consumatasi a Gimarra e costata la vita a Davide Zandri e a suo figlio Fabio.
Il protagonista stava facendo il bagno nell’intervallo tra due scogliere poste a difesa della spiaggia di Torrette quando si è trovato in serie difficoltà a cause delle forti correnti che si generano tra le due barriere. Ad evitare il peggio è stato l’intervento congiunto di tre assistenti balneari, Cesare Berardi, Cristian Gramolini e Leonardo Vampa; è stato proprio quest’ultimo a raccontarci il salvataggio.
A far scattare l’allarme è stato Berardi, bagnino del camping Torrette che ha avvisato i colleghi. Lo stesso Berardi, insieme a Gramolini, tramite il pattino, ha cercato di raggiungere il 30enne. Una manovra, viste le condizioni del mare, estremamente difficoltosa anche per gli addetti al mestiere. Il tentativo infatti è andato a vuoto: i due a quel punto hanno cercato di avvicinarsi al richiedente aiuto da un’altra direzione. Tentativo anche questo purtroppo non risolutivo; a dimostrazione delle condizioni avverse del mare uno dei remi si è addirittura spezzato. Nel tentativo di salvataggio entrambi gli assistenti balneari sono rimasti feriti finendo contro gli scogli. Nel frattempo è intervenuto anche Leonardo Vampa: «Prima ho cercato di soccorrerli anche io con il pattino: a causa delle forti correnti che si creano tra le scogliere non era fattibile intervenire a nuoto». Purtroppo anche il suo tentativo a bordo del natante di soccorso è andato a vuoto. Solo con gli sforzi congiunti dei tre il turista è riuscito a venire fuori da questa pericolosa situazione grazie al salvagente anulare lanciato da Berardi e Gramolini. Quest’ultimo ha riportato un profondo taglio a cui i sanitari hanno applicato 6 punti di sutura.
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Leonardo Vampa spiega anche quali sono i pericoli maggiori che il mare può presentare e che spesso vengono sottovalutati dai bagnanti: «Purtroppo vige un po’ di ignoranza sui pericoli che il mare può nascondere. Sicuramente i bagnanti dovrebbero prestare più attenzione ai segnali di pericolo a partire dalla bandiera rossa che appunto indica una condizione meteo-marina sfavorevole. Quando c’è la bandiera rossa bisognerebbe rimanere entro le boe bianche che indicano la profondità di un metro. Quella che spesso viene sovrastimata dalle persone è la capacità di nuotare. Penso a quelli che si avvicinano ad esempio in zone con molte correnti come successo domenica e che spesso ignorano le nostre segnalazioni fatte con i fischietti pensando di avere la situazione sotto controllo. Il mare sembra molto più tranquillo e sicuro di quello che in verità è; ci possono essere buche, avvallamenti, scogli sommersi senza considerare le correnti: con queste ultime anche un nuotatore provetto può trovare non poche difficoltà. Ci sono delle tecniche, ovvero nuotare in obliquo, tagliando l’onda, e non in perpendicolare alla costa, ma si è comunque in un potenziale pericolo. Manca una cultura marinara e forse anche qualche segnalazione in più: ad esempio a Sassonia mancano i cartelli che indicano il divieto di salire sugli scogli: quasi tutti i giorni devo richiamare qualcuno che sale puntualmente sugli scogli, rocce scivolose e taglienti».
In merito all’allarme lanciato dal presidente Fisa Raffaele Perotti sulla non adeguatezza dell’equipaggiamento dei bagnini Vampa ci dice: «Mi trova d’accordo: le dotazioni obbligatorie ad oggi sono le minime indispensabili per la sicurezza in caso di intervento e non coprono tutto il ventaglio di emergenze in cui dobbiamo intervenire. Nel salvataggio di domenica siamo stati fortunati che il pericolante non fosse distante dagli scogli: altrimenti non so se saremmo stati in grado di soccorrerlo: i pattini ad esempio che abbiamo in dotazione sono validi con il mare calmo, molto meno con le onde». Discorso a parte poi per lo stato dell’attrezzatura: «Non sempre i mezzi a nostra disposizione sono in uno stato ottimale: sempre domenica lo scalmo del mio pattino non teneva il remo, obbligandomi a sistemarlo ogni 2 o 3 vogate e facendomi perdere tempo preziosissimo quando si parla di salvataggio. Spesso poi i remi sono usurati e si flettono, i pattini stessi hanno crepe e segni evidenti di usura. L’ideale sarebbe avere una o due moto ad acqua in servizio per tutto Fossa Sejore, Fano e Torrette ma anche avere della tavole da sup (ad oggi serve un’abilitazione in più) ».
Vampa punta il dito anche sulla preparazione: «Servirebbero dei corsi più formativi, più prove sui manichini e in mare aperto: le nostre prove sono in piscina. È vero che ci si esercita in acqua ma in piscina non ci sono scogli, correnti marine e quant’altro. Serve implementare attrezzature, corsi e la sensibilizzazione dei bagnati».