FANO – «Perché cementificare una collina con il rischio sempre più attuale di frane, smottamenti, alluvioni?» a scriverlo niente di meno che all’attuale pontefice Papa Francesco sono ad unisono le associazioni ambientaliste locali, Argonauta, Italia Nostra, Lupus in Fabula e Pro Natura, che dicono a gran voce “No al monastero trappista” che dovrebbe sorgere alle pendici di Monte Giove.
Dietro questo diniego ci sono diverse motivazioni legittime. La delibera della Giunta del comune di Fano di dare avvio alla variante urbanistica per permettere all’ordine cistercense dei Frati Trappisti di costruire un monastero sarebbe un precedente pericoloso per la tutela del paesaggio collinare, ma anche – secondo le realtà ambientaliste locali «un inaccettabile favore non adeguatamente giustificato. Qual è l’interesse pubblico della variante? Perché non si è invitato i frati a comperare e ristrutturare uno dei numerosi edifici religiosi presenti nel comune di Fano? Come si potrà dire di no ad altre richieste che dovessero arrivare da imprenditori o da persone influenti per attività da impiantare in zona agricola con vincolo paesaggistico (zona E2)? Ma visto che anche la Soprintendenza non ha nulla da eccepire sulla costruzione di un nuovo edificio alto 7 metri per 2384 mq e 9474 mq, più un cimitero privato, abbiamo deciso di scrivere nuovamente al Papa una lettera»
“Santo Padre, in una precedente lettera inviatale in data 24/09/2018 avevamo espresso, come ambientalisti, la nostra contrarietà alla costruzione di un nuovo complesso monastico dell’ordine dei monaci Trappisti che dovrebbe sorgere sulle colline del comune di Fano, nella regione Marche. Purtroppo, le nostre preoccupazioni sono diventate certezze: la pratica urbanistica riguardante questo nuovo fabbricato ha avuto una accelerazione sospetta. In un’area sottoposta a vincolo paesaggistico questa nuova struttura creerebbe un precedente molto pericoloso: se ad un ordine religioso si consente di costruire in un luogo protetto, perché allora negare ad un privato il permesso per una casa, un albergo, un ristorante? Ribadiamo che nelle stesse colline esistono monasteri, conventi, chiese poco utilizzati o addirittura abbandonati che potrebbero ospitare nuove comunità religiose senza creare consumo di suolo. Con dolore ricordiamo che nel mese di settembre la nostra regione è stata colpita da una disastrosa alluvione che ha causato numerose vittime innocenti. I vescovi del nostro territorio hanno indicato con chiarezza che la colpa non è della natura ma dell’uomo che ha costruito dove non doveva. Nella sua profetica enciclica “Laudato SI” Lei ha affrontato con molto coraggio questo tema. Allora perché cementificare una collina con il rischio sempre più attuale di frane, smottamenti, alluvioni? Quante vittime incolpevoli dovremo ancora piangere perché questo sfruttamento incessante della natura abbia termine? In attesa di una Sua gradita risposta , le inviamo i nostri più devoti saluti”. Chissà se l’appello verrà raccolto dal Pontefice.