FANO – «Il rilancio economico del territorio passa anche per la valorizzazione dei piccoli borghi, per la sinergia tra operatori e per la riqualificazione dei centri commerciali naturali». Ad illustrare la ricetta il potenziamento economico territoriale è stato il vicepresidente della Regione Marche Mirco Carloni durante l’incontro con il direttivo provinciale di Confesercenti svoltosi a Fano.
Il vicepresidente Carloni ha evidenziato le misure attuate dalla Regione per contribuire alla ripresa del tessuto economico -valorizzazione dei borghi, riqualificazione dei centri commerciali naturali, rilancio del piccolo commercio con particolare attenzione alle zone interne, della pesca, dei comparti legati all’enoturismo e all’agricoltura- sottolineando la necessità di una sinergia tra operatori, settori e territori: «L’economia marchigiana non è un’economia di finanza – ha affermato- ma di imprese, piccole e familiari e deve essere un’economia ad alto valore aggiunto nella quale al commercio va riconosciuto un ruolo cardine. In quest’ottica stiamo lavorando per creare una narrazione di sistema che ancora manca nelle Marche e che racconti la regione in tutte le sue accezioni. Lo faremo anche con la creazione di uno strumento digitale implementabile dagli operatori, che costituirà una vera e propria mappa dell’offerta enoturistica».
I responsabili Confesercenti hanno riconosciuto il lavoro fatto dalla Regione e dall’assessorato regionale al Commercio a tutela delle imprese, in particolare nel periodo difficile della pandemia e l’ottima collaborazione instaurata con l’Ente anche sul fronte del turismo. Sul tema, l’Associazione ha sottolineato l’importanza dell’Agenzia regionale del Turismo, auspicando una proficua collaborazione.
«Ringraziamo il vicepresidente Carloni per questo incontro che non è stato soltanto un memorandum delle cose fatte, per quanto importanti – spiegano per Confesercenti il direttore regionale Roberto Borgiani e il presidente provinciale Pier Stefano Fiorelli – ma soprattutto la condivisione di un modus operandi che parte dalla necessità di fare squadra e di considerare l’economia un sistema connesso nel quale tutti sono chiamati ad interagire».