FANO – «Ritiro analisi scandaloso», inizia così lo sfogo di una donna fanese in dolce attesa che nella giornata del 5 luglio ha vissuto sulla propria pelle alcuni disguidi in merito alla consegna delle analisi. Al di là degli imprevisti, del tutto comprensibili in qualsiasi professione, compresa quella sanitaria, le donne in stato interessante avrebbero forse diritto ad una maggiore attenzione, soprattutto in questo periodo dove il binomio afa e recrudescenza del Covid-19 le mettono ancor di più nel gruppo delle ‘persone fragili/ a rischio‘.
«Le mie analisi erano pronte il 1 luglio e ho 90 giorni di tempo per poterle ritirare. Avendo avuto oggi in concomitanza anche il primo tracciato in ospedale ho deciso di andarle a ritirare oggi per poi andare alla visita come da programma. Premetto che per pagare le analisi le donne in gravidanza hanno la precedenza, basta schiacciare l’apposito bottone “donne in gravidanza”, ma per poi andare allo sportello dove effettivamente si ricevano i referti no, si rispettano i numeri. Della serie: per pagare ti stendiamo il tappeto rosso ma per ricevere ciò per cui hai pagato ti diamo un ‘bustacion’. A questo punto ho chiesto il perché di questa differenza e non mi è stata data una risposta vera e propria. Le persone in fila indignate della situazione hanno preso le mie difese facendomi passare avanti e così sono entrata. La signora dell’ufficio sentendosi in difetto e in una posizione poco carina ha ben pensato di “vendicarsi” dicendomi che le mie analisi non erano più presenti e che avrei dovuto delegare qualcuno se ero indisposta a venire a ritirarle nella data in cui le analisi erano disponibili (1 luglio). Come ho già specificato le analisi restano disponibili per 90 giorni e a me non pare che dal 1 luglio al 5 luglio siano passati 90 giorni».
A quel punto la donna ha dato in escandescenza: «Non ho potuto resistere, ho lanciato un urlo fortissimo dicendo che io avevo pagato e che ero nei tempi o mi dava le analisi o non me ne sarei andata e non sarebbe finita lì. Alla fine ha stampato le analisi incitandomi a calmarmi (cosa che invece ha peggiorato la situazione, mai dirmi cosa devo o non devo fare a maggior ragione se sono arrabbiata ad alti livelli). Non è finita qui, ha ben pensato di stamparmi le analisi tranne un dato che secondo lei era davvero non più disponibile, a quel punto ho girato il sedere e uscendo ho chiamato il servizio reclami dell’ospedale. Un’ora dopo avevo le analisi complete».
Al di là dell’episodio va detto che le segnalazioni da parte delle donne in dolce attesa per i disguidi correlati ad analisi (referti in ritardo o incompleti) non sono certo una rarità. Problematiche che andrebbero minimizzate, soprattutto per le categorie più fragili.