PESARO – Riaprono 4000 aziende artigiane a Pesaro e Urbino, ma tra i problemi dell’igienizzazione i costi dell’alcol e di guanti in lattice. Tanto che la Cna chiede controlli capillari rispetto a prezzi fuori mercato.
Il tema è quello della sanificazione con le imprese che hanno provveduto a igienizzare i locali prima della riapertura del 4 maggio. E molti altri si preparano in vista delle prossime riaperture (16 o 18 maggio e 1 giugno). Ma non sono pochi i problemi in ordine alla igienizzazione. In primo luogo per le procedure, poi per i costi, quindi per la difficoltà nel reperire i materiali.
«È diventato quasi introvabile sul mercato uno dei presidi di igienizzazione più comuni, l’alcol denaturato, così come i guanti monouso in lattice per i dipendenti, si tratta di una cosa surreale – dice Moreno Bordoni, segretario della Cna di Pesaro e Urbino –. Non si trovano. E quando si trovano sono a prezzi triplicati, quadruplicati. Basti pensare che prima dello scoppio della pandemia un litro di alcol denaturato si trovava in qualsiasi supermercato in una forbice di prezzo che oscillava tra gli 80 centesimi e 1,40 euro al litro. Ora ci vogliono 4-5 euro al litro per avere lo stesso prodotto in vendita diretta (a patto che si riesca a trovarlo), fino ad arrivare alla cifra folle di 40 euro al litro nella vendita su alcuni siti online. A tal proposito anche Federconsumatori nei giorni scorsi ha chiesto un intervento delle Autorità.
Stessa cosa dicasi per i guanti in lattice monouso praticamente introvabili. Anche qui i prezzi per una confezione da 100 pezzi si aggiravano dai 3 ai 4,50 euro a scatola prima dello scoppio della pandemia; ora vengono venduti da un minimo di 10-12 in vendita diretta ai 20-25 euro nei principali siti di vendite online».
Per la Cna di Pesaro e Urbino ci troviamo in presenza di vere e proprie speculazioni che rischiano non solo di aumentare i costi per le imprese ma anche di mettere in difficoltà la loro ripartenza. «Pensiamo siano in corso manovre speculative anche per i guanti in lattice e per questo chiediamo che intervengano gli organi di controllo e le autorità competenti» dice Bordoni.
L’associazione degli artigiani fa sapere che sono oltre 4 mila le imprese artigiane della provincia di Pesaro e Urbino che possono riaprire bottega e laboratorio per ricominciare a lavorare.
«Per moltissime famiglie pesaresi – commenta il segretario Bordoni – la bottega artigiana costituisce l’unica fonte di reddito e, dopo due mesi di serrande abbassate, molte di loro erano allo stremo. Riteniamo un gesto di grande sensibilità quello di Ceriscioli che consente di tornare al lavoro a tanti artigiani. Si tratta soprattutto di attività dell’artigianato artistico e tradizionale, dei servizi e della piccola manifattura come falegnami, restauratori, ceramisti, orologiai, lavorazione del ferro, orafi, incisori, calzolai, fabbri, dove è prevalente l’attività manuale».
L’attività, recita il decreto, deve essere svolta con la presenza all’interno del laboratorio di una sola persona (titolare, collaboratore familiare, o socio partecipante). La presenza di più di una persona è consentita solo nel caso di convivente.