Pesaro

Femminicidio di Colli al Metauro, dopo un mese i funerali di Ana

A darne notizia la parlamentare Bueno. «Notevoli ostacoli burocratici ci impedivano di trovare una soluzione per coprire le spese del funerale»

Ana Cristina Duarte, vittima del femminicidio di Colli al Metauro
Ana Cristina Duarte, vittima del femminicidio di Colli al Metauro

COLLI AL METAURO – Femminicidio di Colli Al Metauro, dopo oltre un mese, è stato fissato il funerale di Ana Cristina Duarte per domani, 15 ottobre, alle 11:30 presso la Chiesa Parrocchiale di Santa Croce di Calcinelli, in via Alfredo Oriani 33, a Colli al Metauro (PU). La sepoltura avverrà presso il cimitero Montemaggiore al Metauro, in S.da Provinciale Orcianese 4, località Canaletta (PU).

La donna era stata uccisa a coltellate dal marito, in presenza dei tre figli minorenni.

A darne notizia la parlamentare italo-brasiliana Renata Bueno, che ha assunto la difesa legale della famiglia di Ana Cristina Duarte insieme dall’Avvocato Francesca Conte.

«Un mese difficile, durante il quale abbiamo affrontato notevoli ostacoli burocratici che ci impedivano di trovare una soluzione per coprire le spese del funerale di Ana Cristina – spiega Bueno – siamo finalmente riusciti a giungere a una soluzione. Stiamo facendo arrivare sua sorella e la nipote, affinché possano essere presenti per l’ultimo saluto ad Ana Cristina. Riguardo al fenomeno dei femminicidi, riteniamo inaccettabile che, in un Paese sviluppato e culturalmente avanzato come il nostro, si verifichi una tragedia di questo genere quasi quotidianamente. È sempre un dramma, ma lo è ancor di più quando un omicidio avviene di fronte ai bambini. Purtroppo, ciò è accaduto di nuovo recentemente nel Casertano: un uomo ha ucciso la moglie davanti ai figli. La situazione è insostenibile. Parliamo molto delle guerre nel mondo, ma non ci rendiamo conto che, anche nelle nostre case, qui in Italia, si combattono vere e proprie guerre familiari«.

«Dobbiamo prendere immediatamente coscienza di questa realtà e agire. In Brasile, ad esempio, esistono leggi molto severe che prevedono non solo l’allontanamento dell’uomo che minaccia la donna – e viceversa, poiché può avvenire anche il contrario – ma soprattutto un intervento tempestivo delle autorità e un concreto supporto dello Stato. Qui in Italia abbiamo lavorato duramente, anche durante il mio mandato parlamentare, per introdurre il ‘bottone del panico’, un dispositivo di emergenza, e il codice rosso. Tuttavia, è inutile che le donne abbiano accesso a questi strumenti se le strutture non sono poi in grado di offrire loro il supporto necessario quando li attivano in situazioni di pericolo».