FANO – Un omicidio avvenuto al culmine di una lite dove sarebbe stata la vittima ad aggredire per prima l’uomo che si sarebbe così difeso. È questa la versione che Moustafa Alashri avrebbe riferito al magistrato in merito al terribile delitto che ha portato alla morte di Anastasia Alashri.
I ben noti fatti si sono consumati nella mattinata del 13 novembre scorso: la 23enne venne assassinata con almeno tre fendenti, chiusa in un trolley, trasportata con il furgone delle consegne ed infine abbandonata in un campo di Belgatto, zona rurale di Fano. Il marito venne fermato una manciata di ore dopo alla stazione di Bologna mentre con ogni probabilità cercava di scappare all’estero.
Secondo la sua versione, la donna si sarebbe presentata al loro appuntamento armata di un coltello: il 42enne l’avrebbe disarmata e si sarebbe difeso fino al tragico epilogo, poi l’occultamento del corpo e la tentata fuga. Secondo la difesa del 42enne sarebbe stato l’uomo a subire per diverso tempo maltrattamenti da parte della giovane che voleva porre fine alla relazione per ricominciare una nuova vita.
Per quello che riguarda la custodia del figlio della coppia di due anni si sarebbe fatta avanti anche la sorella egiziana dell’uomo; una richiesta arrivata fuori tempo massimo: il piccolo Adam è stato affidato alle cure della nonna materna e si trova attualmente a Uzghorod, città ucraina d’origine della mamma, sita al confine con la Slovacchia e l’Ungheria, risparmiata dal conflitto attualmente in corso.