PESARO – Violenza sulle donne e catcalling, il consiglio comunale di Pesaro ha affrontato la questione con un consiglio monotematico e ha approvato all’unanimità la mozione “Catcalling – Azioni educative-culturali e valutazione di una normativa nazionale specifica per contrastare le molestie” relative a un «fenomeno che condiziona moltissime donne e che provoca ripercussioni psicologiche e condizionamenti quotidiani delle vittime». Così ha precisato Anna Maria Mattioli, consigliera e presidente XII commissione Donne elette, che insiste: «Per non sottovalutarlo occorre puntare su educazione e rispetto anche attraverso una regolamentazione specifica che disciplini le sanzioni per le “molestie di strada“» per questo, la mozione impegna il sindaco e la giunta «a inserire, nell’importante lavoro di educazione al rispetto della donna e della dignità della persona già attivato, anche azioni specifiche finalizzate all’indagine sulle cause e sulle conseguenze del catcalling; alla sensibilizzazione della cittadinanza e a inserire interventi di formazione sul fenomeno nelle scuole” e ad attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento, per individuare lo strumento giuridico/amministrativo più idoneo per contrastare le molestie».
La sala Pierangeli della Provincia ha accolto il Consiglio comunale monotematico “La cultura del rispetto – La donna al centro del nostro confronto”. Anche in provincia di Pesaro ci sono stati arresti, denunce e donne che si sono rivolte al centro antiviolenza (Qui i dati).
«La lotta alla violenza sulle donne è una battaglia culturale, un problema radicato in una società ancora troppo maschilista. Spesso sottovalutiamo il linguaggio usato, parole che banalizziamo ma che possono trasformarsi in violenza, o sminuiamo comportamenti che stanno alla base di rapporti malati e si trasformano in gabbie» ha detto il sindaco Matteo Ricci. In apertura ai lavori, il presidente Marco Perugini ha sottolineato come «il Consiglio comunale di oggi, sia un’occasione di analisi perché finché non ci saranno più, i femminicidi saranno comunque troppi». Un “obiettivo 0 vittime” che «deve far riflettere su una responsabilità collettiva che parte da un’evoluzione culturale e dal corretto utilizzo delle parole». Proprio il tema del consiglio convocato per onorare la data del “25 novembre”, dedicato in particolare al catcalling: «Un fenomeno definito da un termine inglese perché già analizzato e affrontato all’estero e che, in Italia, è invece ancora banalizzato». Sminuire gli atti di catcalling, «legittima questi comportamenti che, ripetuti ed estremizzati, portano alle violenze. Serve dunque reagire subito, attivando un processo culturale che potrà farsi forza dalla reazione delle numerose realtà sociali, associative e scolastiche che stanno mettono in campo le energie fondanti di una responsabilità collettiva da assumere, con urgenza, nella nostra quotidianità».
A partecipare anche Laura Martufi e Francesca Santorelli, dell’associazione Percorso Donna con l’intervento “Prevenire e affrontare il catcalling”, «una indiscussa forma di violenza. Dall’esperienza fatta nelle scuole, emerge che il fenomeno colpisce le giovani e che spesso viene legittimato. Ci sono una serie di stereotipi che giustificano questi atti e non lasciano comprendere le difficoltà della vittima del catcalling nel poter gestire la rabbia e il senso di colpa. Dobbiamo trovare le soluzioni combattendo con azioni positive un fenomeno quotidiano. Percorso Donna lo fa cercando di far arrivare ai ragazzi e alle ragazze un messaggio di rispetto».
Laura Morazzini, assistente di ricerca e collaboratrice del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna ha riportato all’assise alcuni dati del suo sondaggio, tra cui quello che indica come il 94% delle intervistate (su 117) abbia subito catcalling.