FOSSOMBRONE – Non si placano le polemiche in merito a quanto accaduto sugli spalti sabato scorso durante il match Isola di Fano e Piandirose, valido per il campionato regionale di 2^ categoria. Il padre di un giocatore di colore che milita della compagine ospite, stanco dei ripetuti insulti a sfondo raziale rivolti nei riguardi del figlio, si è diretto verso la tifoseria avversaria per chiedere di moderare il linguaggio quando ha ricevuto di tutta risposta un pugno in pieno volto che lo ha costretto a ricorre alle cure dell’ospedale Santa Croce di Fano dove gli è stata data una prognosi di sette giorni. A rendere ancora più surreale la situazione il fatto che le due squadre sono geograficamente vicinissime e componenti e tifosi si conoscono bene. Oggetto degli insulti l’attaccante senegalese 26enne Christophe Mendy.
Tra le prime a stigmatizzare il grave episodio Marta Ruggeri, capogruppo dei 5 Stelle in consiglio regionale: «Un malinteso senso della passione sportiva ne sta inquinando la fonte, contaminandola con inaccettabili disvalori. Sarebbe colpevole fare finta di non accorgersene e non porsi il tema di trovare rimedi efficaci. Certe tossine come intolleranza, razzismo e aggressività, tanto verbale quanto fisica, si sono infiltrate negli ambienti dilettantistici, anche se non di tutte le discipline sportive. Simili allarmi – prosegue Ruggeri – cominciano a essere un po’ troppo frequenti. Ne sono intaccati momenti sportivi che dovrebbero invece essere genuini e gioiosi, perché si gioca per il semplice piacere di farlo, seguiti da un pubblico di familiari, parenti, amici, persone che si incontrano tutti i giorni per strada, al lavoro oppure davanti alla scuola dei bambini. Eppure sta venendo meno anche questa minimale forma di rispetto».
Il calcio in particolare è un termometro sociale e certi segnali sono da prendere con le molle, a qualunque livello si manifestino. «Si avverte l’esigenza ormai improcrastinabile – conclude Ruggeri – di opporsi all’attuale deriva dei comportamenti, tutt’altro che episodica e limitata. È un discorso che porta lontano, alle scelte politiche, al modello educativo e sociale, ma è uno sforzo che deve essere compiuto. L’espandersi dell’inciviltà nelle sue varie forme, nello sport come in altri contesti, deve essere affrontato da un’intera comunità educante. Possono fare molto istituzioni come la scuola, le forze dell’ordine oppure la Chiesa, attraverso le parrocchie. Lo stesso vale nello sport per i dirigenti delle società. Facendo salve le dovute differenze e senza colpevolizzare alcuno, perché il ragionamento è di carattere generale, agendo sulle giuste leve si può contribuire in modo fattivo a un clima più sereno e più civile. Si dice che lo sport sia maestro virtuoso per i giovani, e senz’altro resta tale anche adesso. Serve di più e di meglio, però, per rimuovere dall’immediato futuro certe preoccupanti e diffuse incrostazioni».
Intanto il giudice sportivo provinciale della Figc ha punito entrambe le società con 200 euro di multa con le stesse motivazioni: «Durante il secondo tempo i propri sostenitori scatenavano una rissa con i tifosi della squadra avversaria costringendo l’arbitro ad interrompere momentaneamente la gara». Il giudice sportivo ha inflitto tre giornate di squalifica al giocatore Klevi Dedja espulso dall’arbitro, si legge nel referto del giudice sportivo Ubaldo Albini Riccioli, perché in seguito agli scontri tra le due tifoserie, «percorreva tutto il campo di giuoco per andare a scavalcare il recinto ed andare ad alimentare la rissa scatenatesi». Squalificato per due turni anche il 26enne Mendy.