MARCHE – Un abbraccio, una carezza, un sostegno non solo sanitario ma anche psicologico. In occasione della Giornata mondiale contro il cancro vogliamo raccontare l’impegno di Ant (Associazione nazionale tumori), l’associazione che fornisce assistenza medico specialistica a casa dei malati di tumore e prevenzione oncologica gratuite.
Ne abbiamo parlato con Germana Severini, da oltre trent’anni nell’associazione, responsabile sanitaria della regione Marche.
Qual è l’impegno di Ant nelle Marche?
«Ant è presente a Pesaro dal 1992 e a Civitanova dal 1998. Si occupa di assistenza domiciliare nella malattia, soprattutto nella fase avanzata, con cure palliative. Si avvale esclusivamente di professionisti medici e infermieri che lavorano in maniera esclusiva per Ant. Ad oggi può contare su 20 persone nelle Marche tra medici, infermieri e psicologi. In regione nel 2021 abbiamo seguito 810 pazienti e nel 2020 sono stati 814. La Regione Marche ha stretto una convenzione con Ant grazie alla quale i pazienti oncologici vengono segnalati dall’Asl per poter ricevere le cure e il supporto necessario. I professionisti fanno tutto ciò che è necessario, dalla terapia del dolore, alle medicazioni, prelievi, paracentesi, trasfusioni, visite programmate. Abbiamo anche una reperibilità notturna e festiva per poter stare vicini ai pazienti. Il 50/60% di loro muoiono in regime di assistenza domiciliare. E spesso poter scegliere permette loro di rimanere vicino ai loro affetti».
Un lavoro importante e delicato. Come lo affrontate in questi tempi di pandemia?
«Dall’inizio dell’assistenza nelle Marche sono stati assistiti 10.515 pazienti. In questo ultimo periodo pandemico gli ospedali non sono aperti alle visite e molti rimanevano soli. In questo momento è importante poter scegliere, poter accompagnare la famiglia. Un paziente mentre praticavo una flebo mi ha detto: “Dottoressa, mi fanno meglio le vostre carezze che le flebo”. Dobbiamo consolarli, tranquillizzarli. In un mondo che vive di corsa, parlare con i malati è importante. Le famiglie ci ringraziano, a distanza di anni ancora si ricordano di noi e questa è la nostra gratificazione più grande. Abbiamo nelle nostre fila infermieri tra i 25 e 35 anni che hanno rinunciato al posto fisso in ospedale per aiutare i pazienti oncologici e riceve in cambio una ricchezza umana incredibile».
La pandemia ha portato a rinviare molti controlli e molte visite, che cosa sta rilevando Ant e quali rischi si corrono nel diagnosticare in ritardo eventuali tumori?
«Il periodo Covid ha attraversato due momenti. La prima fase à stata uno tsunami, con la paura che ha pervaso tutti. Un periodo difficile in cui i controlli e la chemioterapia sono stati posticipati in certi casi, ma non si poteva fare in un altro modo in quel momento. La seconda fase ha visto ripartire l’attività degli ospedali, ma c’è ancora spavento nelle famiglie e nei pazienti perché in tanti malati non volevano andare in ospedale pensando di prendere il covid e con la paura di rimanere soli, senza visite. Una paura che ha portato a non fare accertamenti, ma che per fortuna piano piano sta scemando. Purtroppo la prevenzione è rallentata, ha portato a casi in cui la malattia è andata avanti. Abbiamo registrato 6 persone che se avessero fatto esami strumentali prima, forse si potevano salvare. La prevenzione salva la vita».
Come sta cambiando la malattia in questi anni?
«È una malattia in aumento, a livello nazionale ne muoiono 500 al giorno. È la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari. Tutto è legato al consumismo, allo stress, al tipo di alimentazione. Anni fa vedevamo 2 o 3 casi di tumore pancreas all’anno, ora sono aumentati in maniera considerevole. Poi il cancro ai polmoni, tumori gastroenterici. Con i nuovi farmaci immunoterapici e la chemioterapia anche la possibilità di sopravvivenza per fortuna è aumentata».
Come sta rispondendo la sanità locale e cosa servirebbe?
«Serve personale medico e sanitario, siamo in una situazione in cui non si trova. È un’emergenza importante. Molti sono andati agli Usca, i medici di famiglia stanno andando in pensione, l’ospedale più di così non può fare, ma è sotto organico e i concorsi vanno deserti».
Qual è l’apporto dei donatori e come stanno partecipando in questo momento di pandemia?
«Ant vive per 80% di beneficenza, a livello nazionale il 19% arriva da convenzioni con Enti e il resto dalla beneficenza individuale, offerte di aziende, il 5×1000. Fondi con cui riusciamo a supportare una realtà grande come Ant».
Per informazioni sulle iniziative di Ant e per sostenere le attività di assistenza e di prevenzione di Ant:
visitare il sito: www.ant.it/marche seguire la pagina Facebook: Ant nella Marche contattare: Jara 347 5229625 / jara.vernarecci@ant.it.