ROMA – Stupro di Cattolica, la Cassazione mette la parola fine.
Il caso è quello del 23enne albanese, muratore di Vallefoglia, accusato di violenza sessuale nei confronti della 20enne pesarese consumata all’esterno di un locale sulla spiaggia a Cattolica nel giugno 2022.
Secondo le accuse i due si erano conosciuti poco prima tramite amici comuni e la ragazza ha raccontato che si erano appartati per parlare lontano dalla musica. Ma qui lui, durante il tragitto verso il parcheggio, avrebbe cambiato atteggiamento prendendola per un braccio, portandola dietro un cespuglio. L’avrebbe iniziata a palpeggiare e buttata a terra, contesto in cui sarebbe caduto il telefono della ragazza che chiedeva aiuto a un amico tramite un messaggio. Secondo l’accusa lui le avrebbe sfilato con forza i pantaloni e gli slip, consumando un rapporto nonostante i suoi tentativi di allontanamento e le sue proteste. Lei tra le lacrime lo implorava di smettere: «Lasciami andare, ti prego». La ventenne era stata portata al Pronto soccorso dell’ospedale Infermi di Rimini, dove i medici avevano riscontrato ferite alle parti intime e segni compatibili con la violenza, stabilendo una prognosi di 15 giorni.
Il giovane, assistito dall’avvocato Marco Defendini, ha raccontato un’altra versione. «Non l’ho violentata».
La ragazza si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Elena Fabbri che ha sempre parlato «profondo turbamento dopo quanto successo». Tra le parti civili anche Gens Nova, associazione a tutela delle vittime di violenza.
Quella sera c’era stata anche una colluttazione con un amico della ragazza, un giovane che avrebbe ricevuto il messaggio in codice con la richiesta d’aiuto. Anche il 22enne si è costituito parte civile. L’imputato aveva detto di aver mollato un cazzotto per difendersi dal gruppi di giovani che lo avevano avvicinato.
La sentenza d’appello aveva confermato la condanna ricevuta in primo grado: 4 anni e 2 mesi, 50 mila euro di risarcimento nei confronti della vittima e 3000 nei confronti del ragazzo. La difesa è pronta a ricorrere in cassazione, l’imputato si trova ai domiciliari.
La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile e la sentenza è diventata definitiva, tanto che il giovane è stato poi prelevato e portato in carcere dove dovrà rimanere fino a novembre per terminare la pena.
La ragazza oggi ha trovato la forza di andare avanti, è pronta ad aiutare altre vittime di violenza e si è candidata a sostegno di Marco Lanzi per le prossime amministrative.