FANO – Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, 47 indagati: tra loro anche un tunisino domiciliato a Fano.
La Tenenza della guardia di finanza di Battipaglia del Comando Provinciale di Salerno ha eseguito una ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno nei confronti di 47 indagati: 13 destinatari della custodia in carcere, 24 della custodia domiciliare e 10 della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali e professionali per 12 mesi.
I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, violazione dell’art. 12 D. Lvo 286/98 contenente disposizioni contro l’immigrazione clandestina, riciclaggio, autoriciclaggio, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari un 40enne tunisino che gravitava su Fano.
Contestualmente ufficiali di Polizia Giudiziaria del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro — Reparto Operativo di Roma e Gruppo di Napoli – e del Gruppo guardia di finanza di Salerno, stanno eseguendo un provvedimento di fermo di indiziati di reato nei confronti di ulteriori 7 indagati, nei confronti dei quali viene contestata la violazione dell’art. 12 D. Lvo 286/98 contenente disposizioni contro l’immigrazione clandestina.
L’adozione del provvedimento di urgenza è stata motivata dalla circostanza che dalle attività tecniche è stato dedotto che alcuni degli indagati stavano progettando un loro trasferimento in Paesi nord africani, in cui avevano basi logistiche, e che gli altri, ai primi evidentemente collegati, avrebbero potuto essere indotti ad analoghe iniziative per effetto dell’esecuzione dell’ordinanza cautelare. Infatti, entrambi i provvedimenti restrittivi costituiscono sviluppo investigativo del medesimo filone di indagine relativo al fenomeno lucrativo connesso all’illecito utilizzo del cosiddetto “Click Day”, legato ai Decreti Flussi, a far data dal 2020 ai giorni odierni, finalizzato all’ottenimento da parte di cittadini extracomunitari del nulla osta per l’ingresso in Italia per motivi di lavoro.
Le attività investigative, che si sono svolte in coordinamento con il Procuratore Nazionale Antimafia, secondo la prospettazione accusatoria allo stato condivisa dal Giudicante ma suscettibile di diverse valutazioni nelle successive fasi di giudizio, hanno consentito di ricostruire l’intero sistema illecito, a partire dalla costituzione di società ad hoc ovvero dalla fraudolenta utilizzazione della identità digitale di imprenditori ignari il cui unico scopo era quello di consentire l’inserimento delle istanze per l’ottenimento del nulla osta all’ingresso sul territorio nazionale nonché di individuare una rete di persone composta da imprenditori, addetti ai patronati e liberi professionisti, che previa corresponsione di denaro da parte di cittadini extracomunitari interessati, predisponeva ed effettuava l’inserimento.
Poi venivano curate le successive pratiche burocratiche ed infine un gruppo di soggetti, taluni dei quali già condannati per il delitti di associazione mafiosa, con riferimento alla organizzazione camorristica denominata clan Cesarano, operante in Pompei e Castellammare di Stabia, ma con consolidate e datate propaggini nella provincia di Salerno, che, riciclavano gli ingenti proventi derivanti dalla predetta attività illecita. Allo stato delle indagini, che sono in fase iniziale, è stato riscontrato l’inoltro, verso diverse prefetture di tutta Italia, di circa 2.500 istanze strumentali all’ingresso fraudolento di cittadini extracomunitari sul territorio nazionale, istanze basate su dati inesistenti o falsificati; il carattere estremamente lucrativo di tale attività è desumibile dalla circostanza che ogni cittadino extracomunitario avrebbe corrisposto per ogni istanza inoltrata durante i “click day” 1.000 euro; per ogni nulla osta kit e visto rilasciato 2.000 euro; ed, infine, eventualmente, per ogni fittizio contratto di lavoro firmato, ulteriori 2.000 euro.
Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di un terreno, sito a Battipaglia, e di disponibilità finanziarie e di beni per complessivi 6 milioni di euro circa, beni provento dell’attività illecita di cui sopra. Nel corso delle operazioni di perquisizione contestuali alla esecuzione delle misure cautelari sono stati trovati finora nella disponibilità degli indagati, circa 300.000 euro in contanti nonché un libro mastro delle fittizie operazioni.