PESARO – Continuano a chiudere le imprese, soprattutto legate ad attività tradizionali come legno, mobile oltre che edili. L’eco della crisi non si placa. Ma nascono nuove imprenditorialità nel sociale e nella cultura. L’export è una certezza.
Ecco allora i dati sul totale delle imprese attive in provincia di Pesaro e Urbino elaborati dal Centro Studi regionale della Cna.
Si conferma, purtroppo, il trend negativo sulla dinamica delle imprese attive nel corso del 2019 che vede la provincia di Pesaro e Urbino perdere in un anno ben 482 imprese attive con cali concentrati soprattutto nel settore del commercio con la chiusura di ben 270 negozi (-3,3%), delle costruzioni – 116 imprese (pari al 2,3%) e dell’agricoltura. Calano anche le manifatture -52 imprese, pari ad un meno (-1,2%).
Ma la fotografia ancora più accurata sul settore della manifattura rivela che diminuiscono imprese soprattutto nel legno e mobile con 27 imprese cessate (-3,5%), e nel tessile abbigliamento e pelletterie -21 attività (-3,3%). Il totale delle imprese attive si riduce ulteriormente ed è ora complessivamente a 34.362 contro le 34.844 del 2018 registrando un calo complessivo del 1,4%.
Ma non tutte le notizie per fortuna sono negative. Crescono decisamente di numero infatti alcune attività di servizio: attività tecniche e di noleggio (+5%), agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (+5,8%). Alcune attività dei servizi ad alto contenuto di conoscenza, attività finanziarie e assicurative +44,4%; attività professionali scientifiche e tecniche +12,5%.
«Arrivano dunque le prime conferme – dice il segretario della Cna di Pesaro e Urbino, Moreno Bordoni – di quanto abbiamo affermato nei mesi scorsi circa il riposizionamento di molte attività nella nostra provincia».
Bordoni poi precisa: «I comparti tradizionali (mobile, tessile, costruzioni), segnano il passo e si affacciano attività in settori che fino a qualche anno fa risultavano marginali. Ecco allora che sono entrate sul mercato attività legate ai servizi ed in particolare alla sanità e all’assistenza sociale (+2,6%); attività di intrattenimento culturale ed artistico (+1,2%)».
Ma non mancano i dati curiosi come quelli delle imprese legate alla riparazione e manutenzione che sono tornate decisamente a crescere (+5,6%), segno inequivocabile che sta prendendo piede una pratica sempre più diffusa relativa al riuso e al riutilizzo di materiali e mezzi in omaggio ad un’economia sempre circolare. Così come sul lato opposto crescono invece a sorpresa le attività legate alla produzione di gomma e di materie plastiche (+2,5%)».
In generale per il segretario della Cna «Si tratta comunque di un riposizionamento importante che oltre a questi dati vede consolidarsi anche la consistenza nel settore turistico e della ristorazione».
Le altre note positive vengono dai dati sulle esportazioni con una crescita notevole dell’export (+11,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, ben più marcata di quella regionale (+3,9%), in parte accentuata dai dati relativi alla nautica.
Se si considerano le principali voci di esportazione della provincia, si vede come rimangano saldamente quelle della meccanica: dei prodotti in metallo (oltre 567milioni), delle macchine e impianti (545milioni), dei mezzi di trasporto (229milioni) e, in particolare, delle imbarcazioni (193milioni), delle altre manifatture (218milioni) e, in particolare, delle produzioni mobiliere (213milioni).
«Sono anni che i dati relativi alle esportazioni continuano a regalarci soddisfazioni a dispetto dell’andamento del mercato interno – afferma in conclusione Moreno Bordoni – speriamo solo che le recenti tensioni internazionali, che le guerre sui dazi e da ultimo l’allarme per il Corona virus non rallentino o, peggio, blocchino, le esportazioni delle nostre imprese».