PESARO – Si riaccende il dibattito sull’inceneritore. Dopo le richieste di Confindustria durante l’assemblea annuale e la secca risposta di Marta Ruggeri, capogruppo M5S, sul caso interviene Lorenzo Lugli, consigliere pentastellato.
«Siamo stanchi di subire le conseguenze di scelte sbagliate, imposte da chi non ha a cuore il bene comune, di vedere i nostri paesaggi deturpati, di sentirci dire che gli inceneritori sono la soluzione ai problemi dei rifiuti, quando in realtà sono solo una fonte di inquinamento, di spreco e di malattie. In particolare, ci riferiamo al caso della discarica di Riceci, in seguito al quale si ipotizza la costruzione di un inceneritore che brucerebbe rifiuti provenienti da tutta la regione. Li chiamano “termovalorizzatori” ma non valorizzano nulla, non eliminano i rifiuti ma li trasformano in cenere, polveri e fumi tossici che si diffondono nell’ambiente e nella catena alimentare. Non producono energia pulita, ma bruciano risorse che potrebbero essere riciclate o compostate. Non sono nemmeno economici perchè richiedono investimenti enormi e sussidi pubblici che potrebbero essere destinati ad altre priorità. Gli inceneritori sono una falsa soluzione che brucia il futuro delle generazioni presenti e future. Una scelta irresponsabile e insostenibile che va contro il principio di precauzione, il diritto alla salute e il rispetto della natura. Per questo motivo, ci opponiamo con forza alla realizzazione di inceneritori nel nostro territorio».
Il caso Riceci ha avuto conseguenze politiche e sociali. Lugli ribadisce: «Riceci ha chiarito a tutti che la discarica è un’opera dannosa e impattante che minaccia la salute dei cittadini, la bellezza del paesaggio e la biodiversità della zona. La grande mobilitazione di cittadini a salvaguardia di uno dei luoghi più belli della provincia, lo ha elevato a simbolo della resistenza civile e spirituale dei cittadini che si sono mobilitati per difendere il loro territorio e il loro diritto a vivere in un ambiente sano e sicuro. Una mobilitazione che ha visto la partecipazione attiva dell’arcivescovo di Pesaro e Urbino, monsignor Sandro Salvucci, che ha guidato una camminata da Montefabbri a Riceci e ha celebrato una messa in difesa della creazione».
«Riceci è infine un esempio di come sia urgente trovare soluzioni alternative agli inceneritori e alle discariche, basate sulla prevenzione, riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti. Soluzioni che sono già state sperimentate con successo in altre realtà importanti, dove si è raggiunto il cosiddetto “zero waste” o “rifiuti zero”. Soluzioni che richiedono una maggiore sensibilizzazione dei cittadini, migliore organizzazione dei servizi pubblici, maggiore collaborazione tra gli enti locali, maggiore trasparenza e partecipazione nelle decisioni».
Lugli cita gli esempi di città come San Francisco (USA), che ha fissato l’obiettivo di raggiungere lo zero waste entro il 2020 e vanta una raccolta differenziata dell’80% con una produzione pro-capite di rifiuti indifferenziati di 190 kg/anno. Anche Ljubljana (Slovenia), la prima capitale europea a entrare nella rete Zero Waste Europe nel 2014, con una raccolta differenziata dell’68% e una produzione pro-capite di rifiuti indifferenziati di 123 kg/anno.
«Noi crediamo in queste soluzioni e le chiediamo con forza alle istituzioni competenti. Non vogliamo inceneritori che bruciano il futuro, ma vogliamo una gestione sostenibile dei rifiuti che tuteli il presente e il futuro. Per questo motivo, continueremo a lottare con determinazione e non ci fermeremo fino a quando non avremo ottenuto il ritiro definitivo del progetto della discarica di Riceci e la cancellazione di ogni ipotesi di realizzazione di inceneritori nel nostro territorio».