PESARO URBINO – Il tanto atteso Dpcm, reso pubblico nella tarda serata del 18 ottobre dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha, per ora, scongiurato l’idea di un coprifuoco che di fatto sarebbe calato come una mannaia su ristoranti e locali.
Eppure non tutti hanno tirato un sospiro di sollievo, anzi, c’è chi va controcorrente ed auspica fin da subito una chiusura immediata al fine si “salvare il Natale” e scongiurare una chiusura in concomitanza con le feste natalizie che, di fatto, rappresenterebbe una sorta di pietra tombale su molte attività. A lanciare la provocatoria proposta è Andrea Ricci, presidente di #Ristoritalia, l’associazione che riunisce più di 170 tra titolari di bar e ristoranti della provincia di Pesaro e Urbino.
«Con l’uscita del nuovo Dpcm (si riferisce a quello del 13 ottobre, ndr) i danni alle nostre imprese si sono visti subito – denuncia Giorgio Andrea Ricci -. Con la chiusura dei ristoranti a mezzanotte e il blocco delle somministrazioni al banco alle 21, i nostri locali hanno perso già il 40% del fatturato. In una situazione che era già di perdita, calcolando che con il distanziamento introdotto a marzo abbiamo perso quasi la metà dei posti a sedere. La gente, frastornata da questa ridda di comunicazioni confuse, torna ad avere paura di uscire. Si sta facendo solo del terrorismo sparando in continuazione i numeri dei contagi. Bisogna invece fare maggiore chiarezza sui numeri dei malati veri e meno sensazionalismo».
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Sapendo di non poter cambiare le regole che governano l’informazione nel Paese, né di poter rassicurare chi ha paura sul fatto che la stragrande maggioranza dei locali della nostra provincia rispetta le regole e non si corrono rischi a frequentarli, Ricci preferisce andare controcorrente. «Dato che con queste misure restrittive già in passato (a marzo) non si è stati in grado di frenare la curva dei contagi, che ora sta tornando a crescere in modo esponenziale come allora, facciamolo subito il lockdown: per la nostra categoria sicuramente è meglio adesso che a Natale, l’unico mese invernale in cui si lavora di più».
L’appello è quindi al neo presidente della Regione, Francesco Acquaroli: «Chiudiamo i confini della Regione Marche e sospendiamo le nostre attività economiche per soli 15 giorni, piuttosto che chiudere a Natale in condizioni peggiori. Abbiamo avuto una bella estate e sappiamo di non poter fare affidamento sulle promesse di aiuti economici in caso di difficoltà. Nel primo lockdown la politica ci ha promesso mari e monti ma non abbiamo avuto niente, paragonato alle perdite. Se la prospettiva adesso è quella di farci indebitare ancora di più, noi non ci stiamo!».