PESARO – Revoca del project financing per l’ospedale unico di Pesaro, l’ex candidato a governatore della regione Maurizio Mangialardi critica la scelta della Giunta regionale.
«Dopo aver lasciato passare inutilmente un anno, la giunta regionale allontana ancora di più nel tempo la realizzazione del nuovo ospedale di Pesaro e Fano, laddove, invece, avremmo potuto avere già il cantiere in corso di un’eccellente struttura di primo livello, con servizi pubblici di qualità capaci di soddisfare i fabbisogni sanitari di tutto il nord delle Marche».
Così il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi commenta la revoca della delibera del 2019, con cui la giunta Acquaroli ha deciso di cancellare il project financing per il nuovo ospedale di Pesaro.
«È inutile – spiega Mangialardi – che il presidente Acquaroli continui a parlare in termini tecnici. La scelta presa dalla sua giunta è politica, un vero e proprio atto di propaganda che danneggia gravemente l’intero territorio pesarese, anche se questa non è certo una novità. Così come inutili sono i suoi tentativi di gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica cercando di far credere che l’iter ora sarà veloce, grazie all’individuazione in soli tredici giorni dell’area più consona. Purtroppo per lui la realtà è ben diversa e le conseguenze di questo suo grave errore non tarderanno a palesarsi. In tredici giorni, forse, potranno pure determinare l’area su cui edificare, ma dopo aver azzerato la procedura ci vorranno almeno tredici anni per vedere il nuovo ospedale».
«La nuova struttura – conclude il capogruppo dem – se e quando verrà mai realizzata, sarà un ospedale profondamente ridimensionato nelle sue funzioni e la presunta riorganizzazione della rete ospedaliera territoriale annunciata dall’assessore Baldelli resterà una chimera. O meglio, si confermerà per quello che è: una presa in giro nei confronti dei cittadini, perché in contraddizione con la legge quadro nazionale, il cosiddetto decreto Balduzzi, e con le indicazioni fornite dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e dunque anche con il serio rischio di perdere le importanti risorse europee destinate al potenziamento della medicina del territorio attraverso case di comunità, ospedali di comunità, centrali operative, servizi di assistenza domiciliare e telemedicina».