PESARO – La premier Giorgia Meloni ad Acqualagna ha firmato l’accordo per la Coesione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Marche.
Accompagnata dal ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, Meloni è stata accolta dal presidente delle Marche Francesco Acquaroli e da Luca Lisi, il sindaco della città dove è stata inaugurata la 58ma edizione della Fiera internazionale del tartufo bianco e dove si trova la casa natale del fondatore dell’Eni Enrico Mattei. Figura che la premier ha ricordato per la capacità di tramutare un periodo di crisi in un momento di benessere per il paese, grazie all’energia. «Vogliamo fare dell’Italia l’hub dell’approvvigionamento energetico dell’Europa, un ruolo che ci rimette al centro del Mediterraneo».
«Il patto che firmiamo con le Marche è il secondo in Italia, parla di scelte e di visione. Fa parte di un ampio lavoro di riforma per invertire la rotta sulle politiche di coesione, previste dai trattati europei, che si basano su fondi europei. L’Italia negli anni non si è distinta per queste risorse, noi abbiamo deciso di intervenire in modo strutturale» ha detto Giorgia Meloni. «È una strategia regionale che deve inserirsi in una strategia nazionale. Dobbiamo trasformare l’Italia, deve essere esempio anche per le altre nazioni».
Un accordo che mobilita 532 milioni di euro. «Il 70% dei fondi sarà concentrato sulle strade e sui porti, una scelta strategica perchè le Marche pur essendo al centro dello stivale, sono isolate. Un divario che va risolto anche tra la costa Est e Ovest. Finanziamo la pedemontana, alternativa alla viabilità della costa garantendo collegamenti per l’entroterra. Vogliamo mettere le Marche nelle condizione di competere e poter correre».
«Abbiamo fatto un lavoro certosino sulla precedente attuazione di Fondi di sviluppo e coesione e un confronto sulle priorità della programmazione 2021-27 – ha spiegato – All’esito di questo lavoro è nato il decreto Sud. Gli accordi di Coesione sono uno strumento nuovo negoziale fra governo e Regioni, con cui si finanziano priorità individuate dalle Regioni e condivise dal governo. Per garantire che ci sia un’unica strategia, senza sovrapposizioni né sprechi di risorse. Vogliamo diventare una nazione esempio, scegliendo di non distribuire poche risorse in mille rivoli ma concentrare le risorse sulle priorità perché siano efficaci».