URBINO – L’università di Urbino protagonista dell’ultima scoperta sull’attività solare.
Un gruppo di ricerca dell’Uniurb guidato dalla professoressa associata di Fisica al dipartimento di Scienze pure e applicate, Catia Grimani, ha contribuito alla scoperta. Fanno parte del team di Metis, uno strumento a bordo della sonda Esa/Nasa Solar Orbiter, grazie al quale è stata individuata l’origine dello switchback: grandi e improvvisi distorsioni del campo magnetico dove si origina il vento solare il quale, come sotto l’effetto di una frustra, si propaga a grandissime distanze nello spazio iinterplanetario.
Gli studiosi conoscono il fenomeno dagli anni Settanta ma la novità sta nel fatto che per la prima volta i ricercatori lo hanno individuato sulla corona, la parte dell’atmosfera solare più esterna, e sopra una regione attiva della stella, dove quindi l’attività magnetica è elevata. Una scoperta che ha permesso di dire, quindi, dove e come precisamente si generano: «Metis è un coronografo che fotografa la colora solare – ha spiegato al Ducato la professoressa Grimani – una parte che a occhio nudo non si vede. Durante una riunione un collega di Torino, Daniele Telloni, ha riconosciuto in quella struttura la tipica forma a S dello switchback».
«La presenza di un campo magnetico va immaginata come un insieme di righe e frecce, quasi fossero dei vettori – spiega Grimani – il campo magnetico del Sole è formato da archi e da linee che vanno verso fuori. Quando la linea che esce si incontra con la parte dell’arco che rientra il campo magnetico subisce uno spostamento e consente al plasma, fatto principalmente di protoni e neutroni, di uscire».
La nostra stella produce un’emissione più o meno costante di plasma: il vento solare. Ma occasionalmente dalla sua superficie possono avvenire gigantesche eruzioni con l’espulsione di milioni di tonnellate di plasma che, se dirette verso la Terra, possono causare una tempesta geomagnetica. A proteggere il nostro pianeta da conseguenze devastanti c’è la magnetosfera che devia il flusso del vento solare, che però in caso di eruzioni molto potenti non riesce a schermare del tutto. Il team di Urbino ha verificato che l’intuizione di Telloni non fosse in realtà un errore, un artefatto quindi, causato dai raggi cosmici che colpiscono ogni secondo lo strumento, essendo così vicino al Sole.
«Questa scoperta si colloca sulla scia di uno strumento, Metis, che vogliamo far diventare sempre più efficace per il meteo spaziale e lo studio degli effetti solari sulla Terra» sottolinea la professoressa. Il meteo spaziale è la capacità di prevedere, come avviene per il meteo atmosferico, le condizioni nell’ambiente spaziale, a causa principalmente del Sole, che possono influenzare la vita sulla Terra ma anche le sonde in orbita o le missioni interplanetarie. Questa scoperta dell’origine degli switchback, associati a regioni attive dalle quali si originano con più frequenza le eruzioni solari, è un nuovo tassello dello studio dell’attività della nostra stella.