PESARO – Neve artificiale e custodi della montagna. Il dibattito è aperto, tanto che l’associazione ambientalista La Lupus in Fabula avanza delle riflessioni.
«Siamo arrivati a fine gennaio e ancora gli impianti sciistici della provincia di Pesaro debbono aprire. Il motivo è noto a tutti: nonostante le tre nevicate non è caduta abbastanza neve per consentire l’apertura delle piste per lo sci da discesa. Ma c’è dell’altro. L’altalena delle temperature non permette nemmeno che le scarse precipitazioni nevose possano accumularsi nel tempo. Ricordiamo che il 2023 è stato l’anno più caldo da oltre 150 anni e la crescita delle temperature nel breve periodo è inarrestabile. Ciò significa che gli impianti sciistici sotto i 1700 metri rischiano sempre più di rimanere a secco di neve. Se ci fossero degli amministratori lungimiranti, questi cercherebbero di diversificare l’offerta del turismo invernale favorendo l’escursionismo, l’arrampicata, il ciclismo, lo sci da fondo o lo sci-alpinismo… invece di buttare continuamente soldi per far vivere uno sport che non ha futuro. Invece il comune di Frontone insiste nel voler realizzare un bacino idrico e una cisterna interrata ai piedi del monte Acuto al fine di alimentare i cannoni per la neve artificiale, distruggendo una vasta area di prateria secondaria tutelata dalla U.E. come habitat prioritario».
L’associazione prosegue facendo sapere che a fine dicembre, il progetto del lago, «finanziato dalla Regione Marche con 900mila euro, è stato inviato alla Unione Montana del Catria e del Nerone per la valutazione di incidenza. Da evidenziare che per produrre la neve artificiale non solo servono grandi quantità di energia e di acqua, ma è anche necessario che le temperature restino a lungo sotto lo zero termico. Pertanto, l’innevamento artificiale è sempre meno sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello economico.
Chiediamo che il comune di Frontone rinunci al finanziamento regionale ed eviti l’ennesimo scempio ambientale. Questi soldi potrebbero essere destinati alla manutenzione del territorio ed ai ristori post alluvione, alla promozione di un turismo che punti più su natura e biodiversità, sulle esperienze gastronomiche e sui prodotti tipici. Da parte nostra continueremo a vigilare sull’andamento dell’autorizzazione e non esiteremo ad impugnare l’atto innanzi al Tar se ci fossero i presupposti di danno ambientale o irregolarità procedurali».