MONTEFELTRO – Montecopiolo (PU) e Sassofeltrio (PU) intenzionati a passare dalle Marche all’Emilia Romagna: la secessione verrà discussa in Senato tra il 27 e il 29 ottobre, dopo l’approvazione alla Camera un anno fa.
«Mi sono sempre espresso in modo contrario al distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio e adesso che il disegno di legge arriva al Senato, dobbiamo lavorare insieme per fare in modo che il Montefeltro non venga diviso». Il consigliere regionale Andrea Biancani (Pd) interviene sulla secessione. «Accolgo favorevolmente l’intenzione della nuova Giunta regionale di impegnarsi per non perdere questi due Comuni – sottolinea –. Mi fa piacere che Acquaroli, che votò a favore del distacco come deputato, oggi come presidente della Regione Marche voglia difendere l’unità dei nostri territori, ma il tempo è poco e servono atti formali per manifestare questa volontà».
Biancani ricorda la posizione contraria della Regione nella precedente legislatura e la presa di posizione del Consiglio regionale, che nella seduta del 16 aprile del 2019 ha approvato una mozione, di cui era primo firmatario, per sospendere l’iter. «Quel documento di indirizzo – ricorda – è stato votato dalla maggioranza e da qualcuno della minoranza, il resto dell’opposizione si era astenuto, nessun voto contrario. Noi del Partito democratico restiamo della stessa idea e con la consigliera Micaela Vitri difendiamo l’appartenenza dei due comuni alle Marche, ma anche la nuova maggioranza si deve esprimere formalmente per non perderli».
Per il consigliere regionale le motivazioni sostenute nella mozione restano valide ancora oggi, «a partire dal tempo trascorso dal referendum, ormai 13 anni, e dalla petizione per fermare l’iter che in pochi giorni ha raccolto oltre mille firme di cittadini e di imprese».
«Il Montefeltro deve restare unito perché le ripercussioni sarebbero molteplici, complesse e costose – rimarca –. Il presidente Ceriscioli era stato ascoltato in audizione in Senato dalla Commissione affari costituzionali e in quell’occasione aveva elencato le ragioni della contrarietà. Ci sarebbero conseguenze nella riorganizzazione di tutte le attività amministrative, con le relative implicazioni sui servizi, come l’ambito sociale, il distretto sanitario, il ciclo dei rifiuti, il ciclo idrico integrato, la gestione dei beni demaniali e forestali nel monte Carpegna, che verrebbe diviso in due, oltre alle ripercussioni dal punto di vista socioeconomico per i cittadini e le imprese. Questo distacco – aggiunge – sarebbe uno spreco di energie e di risorse che potrebbero essere impiegate per rafforzare la collaborazione tra le due Regioni e migliorare la qualità dei servizi. Non serve cavalcare la logica del trasloco, poco fruttuosa, mi sembra, anche per i sette comuni dell’Alta Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello, ndr) passati in Romagna».
«Adesso mancano pochi giorni e occorrono atti formali – conclude Biancani –. Il presidente Acquaroli può chiedere di essere ascoltato in una nuova audizione e serve riattivare il percorso con i parlamentari marchigiani, tutti, perché la difesa dell’unità del territorio non può che essere, come abbiamo sempre sostenuto, condivisa».