Pesaro

Pesaro: è morto lo scultore Agapito Miniucchi, poeta del mare e della materia

Tante le opere in città, dal monumento ai caduti in viale Trieste a quella nei giardini Nilde Iotti. Mattioli: «Scolpiva Pesaro e il mare»

Una scultura di Agapito Miniucchi

PESARO – È morto l’artista pesarese Agapito Miniucchi, maestro dell’arte povera e protagonista del “Parco Urbano delle Sculture” di Pesaro en plein air. Aveva 99 anni, la città di Pesaro vanta alcune delle sue opere di scultura urbana di maggiore impatto, fra cui il Monumento ai Marinai Caduti in Viale Trieste e la scultura in pietra e acciaio Corten “Arim” presso i giardini Nilde Iotti di via Cristoforo Colombo.

«Ieri ci ha lasciati l’artista dell’“arte povera” Agapito Miniucchi, pietra, ferro e in particolare il poverismo del legno anche di scarto, questi i suoi amati materiali con i quali ha creato opere quali “Arim” una traversina a forma di onda marina in acciaio corten, che penetra nel granito, una poderosa metafora del mare e del suo rapporto millenario con la civiltà – sottolinea la consigliera Anna Maria Mattioli, presidente commissione Cultura -. La scultura è oggi accolta nel giardini dedicati a “Nilde Iotti” in Via Cristoforo Colombo, rivolta verso il mare, elemento tanto amato dal Miniucchi che qui a Pesaro vi ha trascorso l’età adolescenziale con la sua famiglia. Nel 1983 donò alla nostra città questa sua creazione dal significato profondo.
Del suo pensiero artistico nell’ammirare le opere ho sempre fatto tesoro di questa sua lettura:-“il piombo fuso entra nelle fessure della pietra, e la scultura si modifica durante la creazione che parte da un disegno a volte inconscio e un apparente errore trasforma l’opera nella sua unicità”. Il suo trascorso a Pesaro ci lascia in dote un’altra originale scultura, il Monumento ai Marinai Caduti, commissionata dall’amministrazione comunale di quegli anni e collocata in Viale Trieste lato porto dove il vento soffia impetuoso, a rappresentare un mare di pietra solcato dalle vite spezzate dei giovani marinai, una metafora, attraverso i simboli della pietra e dell’acqua che la scava, del coraggio e contemporaneamente della fragilità umana di fronte all’immensità del mare. Ci lascia un uomo e un artista al quale dobbiamo essere riconoscenti per aver rappresentato la stretta relazione fra Pesaro e il suo habitat marino al quale ci lega quel sapore salmastro che tanto amiamo, e che tanto ha ispirato l’opera così originale di Agapito Miniucchi, un uomo e un poeta della materia, forte e tenace come i suoi tanto adorati tamerici piegati sì dalla bora, ma capaci di resistere alle intemperie della vita».

© riproduzione riservata