Pesaro

Omicidio Panzieri, i legali chiedono la totale infermità. «Va assolto»

Asole e Cirulli: "«Vizio di mente totale». Biancofiore: «Va riconosciuta la premeditazione»

PESARO – Omicidio Panzieri, il killer in aula. Udienza davanti alla corte d’assise per il caso di Michael Alessandrini, 30 anni, reo confesso dell’omicidio del 27enne Pierpaolo Panzieri, ucciso il 20 febbraio 2023 nella sua abitazione di via Gavelli con 27 coltellate.

Alessandrini ieri 12 marzo era in aula per assistere all’arringa dei suoi avvocati. Al suo passaggio, nel cellulare della polizia penitenziaria, il padre della vittima, Pietro Panzieri ha urlato: «Il tempo è scaduto».

Nell’ultima udienza il pm Irene Lilliu ha chiesto la condanna a 24 anni, escludendo le aggravanti della premeditazione e futili motivi. L’imputato ha una capacità mentale gravemente scemata.

Nel corso dell’udienza, spazio alla discussione con l’intervento degli avvocati di parte civile e della difesa. L’avvocato Paolo Biancofiore, legale della madre e del fratello del 27enne ucciso due anni fa, nel suo intervento ha richiesto l’applicazione di tutte le aggravanti: premeditazione, futili motivi e crudeltà. Per il legale non c’è patologia che possa scongiurare la premeditazione. Michael è stato dichiarato semi incapace di intendere e di volere. La quota conservativa di coscienza ha generato e guidato la volontà omicida di Alessandrini, che nel suo sviluppo è stata razionale, mossa non solo da gelosia, ma da una rivalità esistenziale. Questo il tema proposto da Biancofiore.

Nel pomeriggio spazio agli avvocati di Alessandrini, Salvatore Asole e Cosimo Damiano Cirulli. «Chiediamo il totale riconoscimento dell’incapacità mentale di Alessandrini, perchè a nostro giudizio ciò emerge da un’attenta lettura di quella perizia, riconosciuta come valida da tutti i periti, che l’hanno condivisa – dice Asole – Al momento del fatto c’era totale infermità. Da qui la richiesta della non imputabilità di Alessandrini. Qualora volessero invece riconoscere una qualche permanenza di aggravanti, la semi-infermità non la può negare nessuno, perché è un dato scientifico, non è un’interpretazione. Lui non ha mai negato le sue responsabilità».

I legali di Alessandrini chiedono il ricovero in una Rems da subito anche in caso di semi-infermità mentale.

«Riteniamo – afferma l’avvocato Cosimo Cirulli – che il mezzo migliore per aiutare Alessandrini, sia quello di curarlo. Se non riusciamo a capire l’importanza della cura, avremmo commesso un altro grave errore. Lo stesso errore commesso da molti colleghi che hanno messo in dubbio l’elaborato peritale di sette periti, i quali hanno all’unanimità affermato la sussistenza di quel vizio di mente». La sentenza è attesa il 2 aprile.