PESARO – Non strumentalizzare il palazzo della Provincia. Il presidente Giuseppe Paolini ha letto alcune prese di posizioni sul tema e ha replicato. «Capisco che tutto serva in vista delle tornata elettorale. Ma dico stop alla campagna politica sul Palazzo della Provincia».
Ora interviene per fare chiarezza: «Smonto subito le congetture. Perché è stato detto che vogliamo radere al suolo tutto, oltretutto nessuno ci ha mai contattato né coinvolto. Niente di più lontano dalla realtà». Punto primo: «Noi non usciremo dal centro storico. Al massimo ci sposteremo di pochi metri (riferimento all’ex sede di Bankitalia in via Rossini, ndr), in una sede più adatta e funzionale». Ancora: «Abbiamo sempre detto che il ‘Palazzo vecchio’ (attuale sede degli uffici tecnici in via Gramsci, ndr) sarà utilizzato per il liceo Mamiani. Operazione che ci consentirà di fare respirare il Campus, su cui ci sono problemi di spazi per le aule».
Infine: «E’ stato ribadito in ogni occasione, inclusa la commissione consiliare Edilizia, che la sala Bei e la Sala Pierangeli non si toccano e resteranno ad uso pubblico. Fornendo tutte le rassicurazioni del caso. Alla faccia della speculazione edilizia. Aggiungo un dato: avevamo un terreno di nostra proprietà a Villa Fastiggi, ma per evitare consumo di suolo abbiamo fatto altre scelte», puntualizza il presidente.
Il ragionamento sulla nuova sede parte dalle criticità del Palazzo di via Gramsci.. Dice il direttore generale Marco Domenicucci: «Tutte le indagini fatte hanno evidenziato grandi problemi sul piano energetico e dei consumi. E dalle verifiche statiche e sismiche eseguite è emerso che il Palazzo richiederebbe lavori enormi per essere messo a norma sul lato strutturale. Ci siamo mossi in primis per la ristrutturazione, che è il contrario della demolizione. Ma si parla di una cifra di 15-16 milioni, in base ai preventivi dei professionisti, perché si dovrebbe intervenire su struttura, travi, pilastri, pavimenti, impianti, infissi, finestre». Ancora: «Dovremmo rendere efficiente il Palazzo sul piano energetico – prosegue il direttore generale – perché la normativa europea impone di intervenire in primo luogo sugli edifici pubblici. Ma anche considerando questi lavori, rimarrebbe il fatto che la sede è sovradimensionata rispetto alle nostre necessità e ai 200 dipendenti attuali. E’ uno spreco di risorse pubbliche nei costi di gestione. La nuova sede ci consentirebbe di recuperare fondi da destinare alla manutenzione delle strade e delle scuole. In base ai parametri ministeriali, ci basterebbero 3400 metri quadri circa rispetto agli attuali 8mila».
Di qui l’interesse per l’ex sede di Bankitalia: «L’edificio è solido, in muratura, ha un struttura migliore e non richiederebbe lavori pesanti. Tutti gli uffici sarebbero concentrati in un unico Palazzo. Entro il 15 gennaio abbiamo un incontro. Stiamo attendo le ultime documentazioni: ci chiedono due milioni e 800mila euro per l’acquisto ma siamo in trattativa. Il nostro interesse c’è», specifica Domenicucci. Nel frattempo, è stata richiesta la variante per il Palazzo di via Gramsci «proprio per evitare che l’edificio restasse un contenitore vuoto – osserva Paolini – una volta abbandonato dalla Provincia. La nuova destinazione valorizza il bene ampliando la destinazione d’uso. Che estende le possibilità consentendo non solo gli uffici: come sappiamo a Pesaro non mancano. A nostro avviso è anche un modo per rivitalizzare il centro», specifica il presidente.
Sulle prescrizioni della Soprintendenza: «Era il vecchio Prg che prevedeva demolizione e ricostruzione o restaurazione sul Palazzo di via Gramsci. Non l’abbiamo fatto noi. Con la richiesta di variante, anzi, abbiamo adesso scongiurato il rischio demolizione perché la Soprintendenza, che in passato aveva ritenuto di non mettere vincoli, si è rimessa in moto». Ponendo il vincolo di ‘ristrutturazione con divieto di demolizione e ricostruzione. «La sagoma all’esterno dovrà rimanere la stessa? A noi questo non dispiace. Naturalmente incasseremo meno vendendo il Palazzo. Una sede universitaria? Ben venga se possibile. Ma ripeto: noi non abbiamo chiesto nessuna demolizione né vogliamo fare nessuna speculazione edilizia. E’ quello che ho ribadito anche in commissione fornendo tutte le garanzie», conclude il presidente.