Urbino, Sigillo di Ateneo al CT della Nazionale femminile di volley Davide Mazzanti: «Essere campioni non è avere la bacheca piena di trofei, ma restare alunni»
URBINO – Per uno sportivo che ha vinto tanto anche a livello internazionale e sa cosa significa esultare, non è stato comunque facile contenere le emozioni quando ha ricevuto un premio tanto prestigioso. Il soggetto in questione è un marchigiano doc e super vincente come Davide Mazzanti, di Marotta, allenatore della Nazionale Italiana di Pallavolo Femminile ed ex studente nell’ateneo.
L’Università di Urbino gli ha consegnato la sua più alta onorificenza, il Sigillo di Ateneo, nell’aula magna di Palazzo Battiferri.
Mazzanti si è diplomato ad Urbino nel 2002 ed ha poi iniziato una scalata che lo ha portato a lavorare come tecnico nei settori giovanili, fino a raggiungere alla guida della nazionale i titoli di campione europeo e di vicecampione del mondo. Tra i numerosi successi, ha conquistato la medaglia d’argento ai Mondiali del 2017, la medaglia di bronzo agli Europei del 2019 e la medaglia d’oro agli Europei del 2021, battendo la storica rivale Serbia. «Un vero piacere consegnare questa onorificenza a un ex studente, soprattutto in questo importante anno per la facoltà di Scienze Motorie, sottolinea il rettore dell’Università di Urbino Giorgio Calcagnini. Un esempio di tenacia, passione e professionalità».
Prima di ricevere il premio, Mazzanti ha tenuto una lectio magistralis sul tema “Competere: l’arte di rimanere alunno”, interrotta da commozione e dagli applausi.
«Apprendimento ed emozioni viaggiano a braccetto – dice il coach azzurro proiettando una foto del padre bambino sui banchi di scuola. Il miglior modo per crescere è restare bambino ricordando alcuni concetti fondamentali per me. La curiosità di capire come le cose vengono fatte e come possono essere fatte meglio. Il mio filtro del mondo è dato da quelle persone fondamentali per il mio percorso. L’ispirazione, data da qualcuno. Per me sono stati mio fratello, appassionato di moto, e mio padre, grande esempio di dedizione al lavoro. Il talento che interpreto come qualcosa che viene facile. Ma credo sia qualcosa che richiede tempo. Spesso oggi c’è troppa fretta».
La trattazione è proseguita evidenziando alcuni concetti fondamentali che stanno caratterizzando i suoi successi a partire dal meritarsi i su cessi attraverso un lavoro duro.
Nelle motivazioni del riconoscimento si legge: «Un percorso professionale esemplare, il suo, che lo ha condotto a ricoprire incarichi di grande responsabilità in campo agonistico a livello nazionale e internazionale, in virtù di uno spirito di condivisione con l’équipe di riferimento, contraddistinto da una esperienza maturata sul campo, ma anche con l’ausilio di un ampio bagaglio di conoscenze acquisite in corsi specializzati e master. Provvisto di una innata capacità di generare fiducia, è stato capace di costruire team di indiscutibile identità, rendendo ogni singola atleta parte di un progetto collettivo vincente».
Essere campioni ha concluso Mazzanti «non è avere la bacheca piena di trofei, ma restare alunni. Campioni si nasce, perché ogni bambino nasce curioso, ispirato, unico, meritevole, perseverante e visionario, nasce competitivo e ciò che dobbiamo fare è non disperdere questo patrimonio. Nella genesi della competitività, però, non c’è nulla che richiami la rivalità: cercate sfide che nessuno ha osato affrontare».