PESARO – Aggressione omofoba davanti alla discoteca. Arrivano le sentenze.
Il caso risale al 13 ottobre del 2019. A finire sul banco degli imputati tre giovani accusati di lesioni personali aggravate dal “motivo abietto della discriminazione sessuale” e atti persecutori. Si tratta di un 22enne albanese, operaio, pregiudicato, un 30enne di origini napoletane, studente, pregiudicato e una ragazza di Cattolica, studentessa di 30 anni, tutti residenti a Vallefoglia.
Secondo gli inquirenti il 22enne sarebbe stato il primo a iniziare tra insulti e spinte con tanto di pugni al momento dell’arrivo dell’ambulanza. Il 22enne avrebbe estratto anche il coltello mentre la ragazza avrebbe impedito la fuga della vittima tenendogli ferme le braccia.
La vittima, difesa dall’avvocato Christian Guidi, aveva scritto una memoria: «Mi ha afferrato per il collo con entrambe le mani, mi ha detto “Brutto gay! Qui non puoi stare in questo locale. Vattene via o ti ammazzo!”». Alcune sue amiche gli sono andate in soccorso, ma contestualmente altri amici dell’aggressore, hanno iniziato ad insultarlo. Qui sarebbe intervenuto il secondo ragazzo imputato. «Non ti conviene toccarmi, ho il coltello! Vuoi difenderti?». Quando lo studente è salito in auto il primo aggressore è tornato nuovamente sbattendo contro i finestrini. «Mi gridava Gay esci dall’auto, sfondo i vetri e ti ammazzo, ti faccio un buco in pancia». Il ragazzo non aveva retto più ed era svenuto. Poi la corsa in ospedale, le ferite e l’ansia. Quando il giovane era riparato in auto per evitare l’aggressione gli avevano detto: «Frocio esci subito, adesso sfondo i vetri. Ti buco in pancia. Non ti immischiare che sei una donna».
Il giudice ha condannato il 22enne a 9 mesi, mentre gli altri due a 6 mesi.
Arcigay Agorà Pesaro-Urbino è «soddisfatta per la sentenza in primo grado conclusasi con la condanna di tre imputati per violenza verbale e fisica a sfondo omofobico. Nel 2019 tanto odio e violenza sono state riversate su di un nostro iscritto che era semplicemente con amici a ballare presso la discoteca “Colosseo” di Montecchio. Preso di mira per il suo vestiario è stato attaccato verbalmente e poi ancora minacciato fisicamente con un coltellino alla gola. Dopo la nostra estromissione come parte civile nel processo valuteremo se ricorrere in Appello. Quando una persona che fa parte della comunità LGBTQIA+ viene assalita e discriminata per quello che è, è la comunità tutta ad essere minacciata. Per questo continuiamo a chiedere convintamente una legge contro l’omolesbobitransfobia che possa tutelare le vittime e rieducare chi compie crimini d’odio, soprattutto con l’inserimento dell’educazione affettiva e alle differenze nelle scuole e ai perpetratori di suddette violenze. Non possiamo lasciare queste decisioni al singolo giudice e alle singole sentenze ma è necessaria quanto prima una legge apposita».