PESARO – Pesaro si candida a Capitale italiana della Cultura 2024. L’Amministrazione comunale ha presentato ufficialmente la sua manifestazione d’interesse, prima tappa “istituzionale” del percorso avviato da gennaio e che si concluderà a ottobre, con la consegna del dossier di candidatura al Ministero della Cultura. Al Conventino dei Servi di Maria, nel Municipio di Monteciccardo, la presentazione della strategia scelta ai sindaci dei Comuni della Provincia, protagonisti, insieme a Pesaro, «di un percorso inedito e condiviso».
«La corsa è iniziata – dice il sindaco Matteo Ricci – e la faremo insieme a tutti 50 comuni della Provincia. Sarà una candidatura plurale e rappresentativa dell’intero territorio, con un programma pensato realmente sull’intera provincia. È una scelta che in caso di vittoria ci permetterà di spalmare il budget della candidatura su tutti i Comuni. In caso contrario avremo confezionato un progetto forte da proporre ad altri enti. La candidatura rafforzerà l’identità di Pesaro e di un territorio che punta e investe sulla cultura come elemento di sviluppo, e che per questo vuole distinguersi».
Nella corsa per la candidatura, Pesaro non sarà sola. Potrà contare sul sostegno di enti, associazioni e professionisti del settore della cultura con cui da tempo, la città del Rossini Opera Festival, ha intrecciato rapporti e con cui è al lavoro per coinvolgere, nelle 52 settimane da Capitale, tutti i 50 Comuni della Provincia di Pesaro e Urbino.
Presenti i primi cittadini di Fano e Urbino – le due città che daranno rispettivamente inizio e fine al programma di iniziative settimanali previste nell’anno della Capitale – e i sindaci e assessori di Gradara, Gabicce, Vallefoglia, Isola del Piano e Lunano.
Una “sperimentazione collettiva”, dunque, che diventa mezzo «per conquistare quella che è una grande opportunità per il territorio – sottolinea il vicesindaco Daniele Vimini -. Non sarà una gara di bellezza (il riferimento è al patrimonio culturale dato da musei, teatri, iniziative “consolidate”, ndr): né Matera, né Procida, né altre realtà hanno vinto la candidatura partendo da ciò. Lavoreremo invece sullo spirito, sull’energia, sulla visione dei pesaresi tutti; artisti, professionisti, abitanti, associazioni, turisti, portatori di interesse che gravitano intorno a Pesaro. Lavoreremo soprattutto sul valore che apporterà il diventare Capitale della Cultura per tutto il territorio provinciale. Lo faremo con momenti informali che coinvolgeranno gli altri amministratori della provincia: riprenderemo il progetto presentato da Fano; potenzieremo quello con Urbino, con cui da tempo si è all’opera per curare la strategia verso Pesaro e Urbino Capitale europea della Cultura 2033».
Gli strumenti scelti da Pesaro per raggiungere l’obiettivo sono il coinvolgimento attivo della cittadinanza; la costruzione di una rete fitta e trasversale di conoscenze e professionalità; l’inedito incontro dei settori produttivi dell’arte, del turismo sostenibile e della comunicazione sociale. Realtà del territorio «connesse, intrecciate, ascoltate, valorizzate e messe alla prova per costruire una visione organica e collettiva di “cultura in senso lato”».
Tra gli obiettivi della candidatura, c’è quello di stimolare l’imprenditorialità creativa per generare nuova impresa e attrarre investimenti incrociando i settori produttivi dell’arte, del turismo sostenibile e della comunicazione sociale in modo inedito con altre realtà del tessuto economico di una città che si ramifica in una provincia vivace ed effervescente come una metropoli.
In corso, gli appuntamenti di ascolto dei cittadini, delle organizzazioni e istituzioni culturali, e di tutti gli attori che intendono lavorare e contribuire alla costruzione della città che non c’è ancora. Una rete fitta e trasversale di conoscenze e professionalità, arricchita dal senso dell’esperienza quotidiana, andrà a disegnare «il ritratto della città che desideriamo domani, ponendo la cultura al centro di una politica dello sviluppo che ci aspetta».
«Sarà un processo partecipativo, durante il quale il cittadino – come spiegato da Gianni Berardino di PanSpeech (società di progettazione culturale specializzata in digital humanities) tra le realtà coordinatrici del progetto insieme ad Amat (Associazione Marchigiana Attività Teatrali) – sarà coinvolto nell’esprimere una sensazione. Nostro compito sarà riuscire a osservare; cogliere ciò che la comunità può esprimere ma di cui non ha consapevolezza; tradurlo in racconto e in un processo partecipativo. Cercheremo di farla riappropriare della propria identità e appartenenza». Il percorso della candidatura, «avrà il compito di trasformare la “festa di paese”, la “quotidianità inconsapevole” vissuta in patrimonio culturale agito, rappresentato dalla stessa comunità; dall’incontro di persone che hanno voglia di raccontarsi e condividere».