PESARO – La città esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Philippe Daverio. Come anche gli organizzatori dei festival di Pesaro e Civitanova Marche hanno voluto ricordare lo storico dell’arte, docente, saggista e volto noto della televisione culturale morto a Milano a seguito di una malattia contro cui lottava da tempo.
Così il sindaco Matteo Ricci: «Daverio è stato un uomo di cultura eccezionale e uno spirito libero sempre pronto a difendere il bello del nostro paese; ed era amato da un pubblico universale perché sapeva parlare con un linguaggio coinvolgente e uno stile inconfondibile fatto di competenza, energia e passione. Mi piace ricordare che proprio Pesaro ha accolto il suo ultimo incontro pubblico a luglio, sul palco dell’edizione 2020 di Popsophia in occasione dei festeggiamenti per i 90 anni di Pier Luigi Pizzi».
Continua Daniele Vimini, assessore alla bellezza: «Con Philippe Daverio ci lascia un grande protagonista della cultura italiana. Indimenticabile divulgatore in Rai con Passepartout e sempre a servizio dell’arte in centinaia di occasioni. Si deve a lui un pensiero innovativo nel rapporto tra pubblico e privato nella cultura soprattutto nell’ambito delle fondazioni. Amico della nostra città anche grazie alla Galleria di Franca Mancini e al Teatro degli Artisti, è stato Maestro del Circolo della Stampa nel 2006 e a fianco della Fondazione G. Rossini in conferenze e presentazioni. Qui a Pesaro raccontò che la prima cosa che volle vedere al suo arrivo in Italia fu Villa Imperiale».
Anche dai festival di Pesaro e Civitanova Marche viene espresso forte cordoglio per la morte di Philippe Daverio. Critico d’arte superlativo e grande divulgatore, volto noto della televisione italiana, è stato da sempre uno dei principali protagonisti di Popsophia. Con il Festival del Contemporaneo si era da subito creato un forte legame, che lo vedeva essere punta di diamante di molti eventi. Daverio si sentiva vicino a Popsophia, per indole e per empatia, e aveva fatto di tutto per essere presente pure a Realismo Visionario, la rassegna che è andata in scena dal 2 al 5 luglio 2020 a Pesaro. Primo festival italiano nel post-covid.
Il 5 luglio, in Piazza del Popolo, il critico d’arte ha così tenuto una delle sue ultime apparizioni pubbliche. In quell’occasione, Popsophia aveva consegnato un premio alla carriera ai novant’anni di un altro grande visionario, Pier Luigi Pizzi. E il suo storico amico Philippe Daverio non aveva voluto rinunciare all’appuntamento, per festeggiare assieme lo scenografo con il quale aveva condiviso varie esperienze professionali.
«Siamo stati onorati di averlo avuto ospite in questo primo festival dopo il Covid – le parole della direttrice artistica Lucrezia Ercoli – Philippe Daverio ci teneva particolarmente ad essere presente a Pesaro. È stato il suo ultimo incontro pubblico. Daverio è stato un punto di riferimento nel mondo della cultura e della divulgazione. Il pubblico di Popsophia lo amava tantissimo e Daverio ci ha accompagnati in tutti questi anni regalandoci momenti significativi, e inaugurando diverse edizioni del festival. La sua capacità, unica, era infatti quella di avvicinare all’arte anche i non addetti ai lavori. Incantandoli».
Daverio ha seguito con entusiasmo il percorso e la crescita di Popsophia. Oltre alla sua presenza al festival di Pesaro, sono state memorabili alcune delle sue lectio magistralis tenute a Civitanova Marche. Come quella che ha aperto nel 2018 il tema Dreams are my reality su Pop Art, da Andy Wharol allo smartphone: «La pop art ha segnato un’epoca – aveva detto Daverio – e ha influenzato in modo indelebile il nostro presente: le creazioni di Andy Warhol, costituite da oggetti di consumo di massa, sono riconoscibili da tutti. È questa la vera genialità del pop: inventare il già inventato». Nel 2019 era tornato a Civitanova, stavolta per riflettere con il pubblico su cosa è rimasto del Futurismo ai giorni nostri. «Come faccio a riconoscere il grande artista – si domandava Daverio -, dato che non siamo tutti critici d’arte? E anzi, molto spesso i critici d’arte hanno fatto tutto fuorché riconoscere i grandi artisti. C’è un meccanismo semplicissimo: i grandi artisti riescono ad anticipare il mondo di domani, conoscendo il mistero del mondo di ieri».