PESARO – Caso Fox Petroli, il Comitato “Pesaro: NO GNL” presentano un esposto in Procura contro il progetto di un impianto di liquefazione e stoccaggio di GNL nel quartiere Tombaccia, a ridosso di case, scuole e strutture sanitarie.
Il caso è balzato recentemente alle cronache scatenando reazioni delle associazioni e della politica.
«La cittadinanza è sotto shock – afferma Roberto Malini, tra i fondatori del Comitato – Si rende conto che il progetto era noto alle istituzioni sin da marzo 2023, eppure non è mai stato adeguatamente divulgato all’opinione pubblica o ai media. Per venti mesi sono state fornite al Ministero dell’Ambiente stime e previsioni di ogni genere, fino all’emissione di una Valutazione di Impatto Ambientale positiva. Gli incidenti catastrofici e i dati di inquinamento da GNL del passato sono stati ignorati, così come il Codice dell’Ambiente, che prescrive di evitare di installare impianti pericolosi in aree ad alto rischio sismico e idrogeologico, la Normativa Seveso e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che contempla il principio di precauzione e proibisce di mettere in pericolo i cittadini dell’Unione».
Il Comitato ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica per segnalare «i gravi pericoli per la salute pubblica, l’ambiente e la sicurezza della popolazione. L’impianto previsto, con una capacità produttiva di 400 tonnellate di GNL al giorno (146.000 tonnellate all’anno), dovrebbe sorgere, secondo il progetto, in un’area a rischio sismico e alluvionale. Il documento evidenzia i rischi di incidenti rilevanti, le emissioni tossiche e l’aumento di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche dovute all’esposizione prolungata agli inquinanti emessi dagli impianti di GNL».
Malini prosegue: «In tutto il mondo si esclude tassativamente l’installazione di impianti tanto pericolosi in zone alluvionali o sismiche. A Pesaro, invece, ne è stato autorizzato uno in un’area fragile, storicamente soggetta a inondazioni e terremoti. Non basta bloccare al suolo i depositi o proteggerli con paratie, come da progetto: la forza di un’alluvione o di un sisma è fuori controllo. Il gas che fuoriesce in caso di guasto evapora e forma una nube infiammabile, con la conseguenza di esplosioni, incendi a catena e onde d’urto devastanti nell’area di chilometri. Non si tratta di ipotesi, ma nel caso probabile di un’errore umano, di una scossa tellurica o di un’alluvione, sarebbe semplicemente un cataclisma annunciato. Giustamente i cittadini sono increduli di fronte alla superficialità di opinioni e autorizzazioni ed enormemente preoccupati.
L’esposto solleva inoltre dubbi sulle considerazioni che hanno condotto il Ministero a concedere l’iter autorizzativo e sull’insufficiente informazione ai cittadini. Un progetto di tale portata non può essere deciso senza una serie di dibattiti pubblici e un’informazione adeguata rivolta alla comunità coinvolta e alla stampa».