Pesaro

Pesaro, Lugli (M5S): «Automazione e lavori sottopagati? La scuola prepari i giovani a difendere i diritti»

Il consigliere puntualizza: «Serve una didattica innovativa che renda i giovani colti e indipendenti, capaci di nuove soluzioni»

Intelligenza artificiale (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)

PESARO – Lavoro e scuola, due mondi comunicanti ma non sempre uniti.

Il consigliere comunale M5S Lorenzo Lugli fa un’analisi ad ampio raggio. «In un recente intervento, il segretario della Cna Marche, Moreno Bordoni, ha sostenuto che nel nostro paese il lavoro c’è, ma mancano lavoratori qualificati, e che quindi la scuola deve preparare al lavoro. Questa affermazione, per quanto condivisibile in parte, nasconde una visione riduttiva e obsoleta del ruolo dell’istruzione nella società contemporanea. La scuola, infatti, non deve limitarsi a fornire competenze tecniche e professionali, ma deve educare i giovani a essere cittadini responsabili, critici e creativi, capaci di affrontare le sfide del futuro con spirito di iniziativa e collaborazione. La scuola deve preparare alla vita, non al lavoro».

Per Lugli «Non si tratta di negare l’importanza dell’inserimento nel mondo del lavoro, ma di riconoscere che esso è in continua trasformazione, e che richiede non solo abilità specifiche, ma anche competenze trasversali, come le cosiddette “soft skill”. Si tratta di quelle doti relazionali, comunicative, emotive e cognitive che permettono di adattarsi ai cambiamenti, risolvere problemi, lavorare in gruppo, apprendere in modo continuo e autonomo. Tra le soft skill più richieste dalle aziende, ci sono ad esempio la capacità di trasmettere e condividere idee e concetti in modo chiaro, empatico e persuasivo, sia a livello verbale che non verbale, quella di generare soluzioni originali e innovative, sfruttando il pensiero laterale e la fantasia, la capacità di affrontare situazioni nuove e impreviste, modificando il proprio comportamento e le proprie strategie in base al contesto. Ma soprattutto occorre insegnare a collaborare, condividendo obiettivi, responsabilità e risorse; organizzare e pianificare le proprie attività, stabilendo priorità e rispettando le scadenze».

E qui ci sarebbe il nodo più grande da sciogliere. «Queste competenze non si acquisiscono solo con l’alternanza scuola-lavoro, che pure è un’esperienza formativa utile e significativa, ma con una didattica innovativa, che valorizzi la partecipazione attiva degli studenti, il lavoro di progetto, il pensiero critico, la creatività, l’interdisciplinarità, l’uso consapevole delle tecnologie digitali.

Insistere con il dogma della preparazione al lavoro è un concetto superato quanto inutile perché ignora la realtà economica e sociale, che non vuole i giovani ma preferisce i robot e gli schiavi disposti a lavorare a costi minimi. In un contesto di crescente automazione, precarietà e disuguaglianza, la scuola deve formare nuove generazioni che siano colte e indipendenti, che sappiano difendere i propri diritti e interessi, che abbiano una visione critica e propositiva della realtà, che contribuiscano al bene comune e allo sviluppo sostenibile. La scuola non deve preparare al lavoro, ma alla vita, per garantire ai giovani un futuro dignitoso».

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