PESARO – Metalmeccanici, 8 ore di sciopero da articolare a livello regionale entro il 15 gennaio: questa la decisione presa dalle segreterie nazionali dei metalmeccanici di Fim Fiom Uilm a novembre scorso dopo l’interruzione della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici; il contratto che ad oggi rappresenta la maggioranza dei dipendenti delle aziende private, circa 1,6 mln in tutta Italia, e nelle Marche circa 67.000 addetti
Fim, Fiom e Uil hanno quindi decretato lo sciopero per lunedì 13 gennaio. «La decisione si è resa necessaria in quanto, dopo 6 mesi di trattive e 8 incontri fatti, le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali, Federmeccanica/Confindustria, tra le tante l’aumento della paga base di 280 euro mensili e la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore a parità di stipendio, e alle richieste di modifiche normative, le stesse sono cadute nel vuoto. Federmeccanica a fine dicembre ha incontrato gli imprenditori della provincia presso palazzo Ciacchi al fine di alzare ancora di più l’asticella ed enfatizzare il conflitto del rinnovo contrattuale».
«In particolare, si è evidenziata durante gli incontri una grave volontà da parte di Federmeccanica di smantellare il modello contrattuale, con il palese tentativo di bypassare il principio degli aumenti economici e dei diritti per tutti, presentando una contropiattaforma definibile provocatoria, di aumentare il salario dei lavoratori solo con la contrattazione di secondo livello con richiesta di premi nelle aziende, contrattazione che ad oggi non è obbligatoria, ma solo a discrezione aziendale e che nel territorio pesarese è una pratica poco diffusa tra gli imprenditori».
A Pesaro è stato scelto come luogo del presidio la Rivacold di Vallefoglia, azienda appartenente al Gruppo Vag che conta più di 1500 dipendenti e che, «nonostante le numerose richieste fatte dalle organizzazioni sindacali negli anni di aprire una trattativa per un premio di risultato, visti i bilanci sempre in crescita ed il prestigio che ricopre a livello internazionale, rappresenta in pieno quella parte del tessuto industriale ed imprenditoriale della provincia pesarese che ha scelto di non fare crescere i propri dipendenti, non incentivandoli con la contrattazione di premi ed integrativi aziendali e, di conseguenza, limitando al minimo indispensabile le relazioni sindacali».