PESARO – Palazzo Perticari, le visite Fai sono sold out. Tanta curiosità da parte dei pesaresi per vedere il palazzo rinnovato dopo ben 10 anni di lavori di restauro. Un progetto di recupero con il nuovo proprietario e mecenate, Franco Signoretti, che ha inteso come un bene da restituire alla città. Una sede che ospiterà la collezione d’arte di Franco Signoretti e la sua Biblioteca d’arte, con oltre 40.000 volumi.
Grazie alle Giornate Fai d’autunno centinaia di pesaresi e non solo hanno potuto entrare all’interno.
Nel cuore della città, lungo il Corso XI settembre già Via de’ Fondachi, il palazzo è stato la dimora, a inizio Ottocento, di Giulio Perticari e della moglie Costanza Monti. L’edificio presenta la facciata scandita su tre livelli rivolta sul corso e si sviluppa sul retro, alzandosi di un ulteriore piano, tra via Perticari e via Zanucchi. L’ingresso principale è incorniciato da un portale bugnato.
Il palazzo è il risultato di sovrapposizioni architettoniche succedutesi nel corso dei secoli, dal Cinquecento a oggi. Fu Andrea Perticari che ne avviò la ristrutturazione nell’ultimo decennio del Settecento affidandola all’architetto Tommaso Bicciaglia, allievo di Gian Andrea Lazzarini. Nel 1812, Giulio, primogenito di Andrea Perticari, sposò Costanza Monti, figlia del noto poeta e letterato Vincenzo, e da quella data la coppia si trasferì nel palazzo al centro di Pesaro che divenne, almeno fino al 1822, fulcro vitale della vita culturale e mondana della città. Vi furono infatti ospitati i più illustri personaggi dell’epoca come, ad esempio, Gioachino Rossini. Vittoria Perticari, nel 1948 lasciò in eredità l’intera struttura all’Ospizio cronici e invalidi Mazza e Mancini, poi passata all’IRAB, successivamente acquistata dal Comune. Fino all’attuale proprietario, Franco Signoretti, patron di Xanitalia.
L’intervento di ristrutturazione ha riportato alla luce le originali proporzioni degli spazi interni ed esterni così come le decorazioni pittoriche delle sale. Salendo lo scalone si accede ai piani superiori caratterizzati da infilate di stanze decorate sui soffitti e, in alcuni casi, anche alle pareti, da artisti riferibili alla scuola del Lazzarini.