Pesaro

Pesaro, Perricci: «Lettere e telefonate anonime per indagare sul sistema degli affidamenti»

L'ex candidata sindaco: «In tanti mi spingono a far luce sul funzionamento degli incarichi. Non bisogna avere paura»

La sede del Comune di Pesaro

PESARO – Affidamenti e incarichi, l’ex candidata sindaco Pia Perricci interviene nuovamente sul caso partito dagli incarichi a due associazioni arrivati a 600 mila euro.

«In questo preciso momento storico che sta attraversando la città di Pesaro, mi domando se ancora si possa parlare di democrazia. Si può ancora parlare di democrazia nel momento in cui i cittadini hanno paura di parlare? I cittadini, i pesaresi (non tutti forse) hanno paura a parlare, al punto tale che quotidianamente mi giungono telefonate anonime di persone che mi chiedono di “indagare” in una certa direzione indicandomi i “presunti illeciti”. Sono giunte nel mio ufficio anche delle “lettere anonime” con indicazioni chiare, sul cosa cercare in merito al “Sistema Pesaro” ed in che direzione andare. Sono ovviamente contenta che molti pesaresi abbiano preso la mia persona come punto di riferimento, o forse garanzia per la ricerca della verità, e voglio ringraziare pubblicamente tutti coloro che mi stanno dando queste indicazioni».

Perricci assicura: «L’inoltro di lettere anonime o di telefonate in cui l’interlocutore mi chiede di rimanere anonimo, è chiaro segno di paura da parte di alcuni, pochi o molti che siano e questo a mio parere è inaccettabile in una democrazia. Non vi può essere paura a parlare, o a denunciare le irregolarità, in una democrazia! Quello che i cittadini pesaresi (almeno una parte) chiedono, è di poter vivere nella splendida città di Pesaro dove tutti indistintamente hanno o possono avere le stesse possibilità di partecipazione alla vita cittadina, o possibilità lavorative, o di trasparenza amministrativa. Tutti nessuno escluso. Chiedo a tutti i pesaresi di non aver paura di parlare, e soprattutto di comunicare anche in maniera anonima i fatti di cui sono a conoscenza. Tutti insieme possiamo fare la differenza».

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