PESARO – Aziende finite in profondo rosso nel 2020: -30% di fatturato rispetto al 2019 per quattro imprese artigiane su cinque. A rilevarlo una indagine curata dal Centro studi Cna che analizza la contabilità di un campione di ben 12mila imprese con fatturato fino a cinque milioni.
«Sono dati nazionali ma che hanno un riscontro abbastanza fedele anche in provincia di Pesaro e Urbino – commenta Moreno Bordoni, segretario Cna – e riteniamo che nelle valutazioni andrebbe evitata la tagliola del calo minimo di fatturato pari al 33%, che potrebbe escludere dagli indennizzi molte imprese che pure hanno subito un forte calo di giro d’affari, sostituendo tale strumento con un meccanismo a scalare che riduca il beneficio da una certa soglia fino ad annullarlo per i valori di perdita inferiori alla media».
Secondo la ricerca di Cna, l’80,8% delle imprese artigiane della manifattura e dei servizi ha chiuso i conti 2020 in perdita con un calo medio del fatturato pari al 27,2% rispetto al 2019. Nella manifattura, in particolare, il 78,1% delle imprese ha chiuso in rosso con una riduzione media del 26,2%. In alcuni comparti, però, le imprese in perdita e la perdita media sono ben più rilevanti.
Nella produzione di gioielli si è registrato un tonfo record con l’88,1% delle imprese in perdita e un calo medio del 32,6%. Nell’abbigliamento-tessile-pelletteria le imprese in perdita hanno toccato il livello dell’85,8% con un calo medio del 31,7% del fatturato. E nelle produzioni per il tempo libero e lo sport l’85,7% e il -32,4% rispettivamente. All’estremo opposto le costruzioni: grazie alle misure di incentivazione (come il Superbonus 110%), ha visto finire l’anno in rosso il 68,8% delle imprese con una perdita media del fatturato pari al 26%.
La situazione nel settore dei servizi è ancora peggiore. Si va dal 98,7% nel trasporto persone al 94% del benessere alla persona (acconciatori ed estetisti), dal 92,5% della ristorazione al 92,4% delle tinto-lavanderie, dal 91,1% dell’intrattenimento al 90,9% dell’alloggio. Sul fronte delle perdite di fatturato, la riduzione nelle attività legate al turismo è stata tra un terzo e i due terzi del fatturato 2020 nei confronti di quello del 2019.
«In questo quadro complessivamente drammatico – fa notare Bordoni – quasi una impresa artigiana su cinque (per la precisione il 19,2%), ha registrato un fatturato superiore a quello dell’anno precedente segnando un incremento medio del giro d’affari pari al 19%.
Se si paragonano i risultati dei primi due mesi del 2019 a quelli dell’intero anno – conclude Bordoni – si nota che non esiste alcun rapporto stabile tra il fatturato dei mesi di gennaio/febbraio e quelli dell’intero anno. Meglio, quindi, utilizzare i dati dell’intero anno, commisurando la percentuale di ristoro compatibile con le risorse disponibili».