PESARO – Spacciatori espulsi, il loro quartier generale era il parco Miralfiore.
L’azione sinergica di tutti gli uffici della Questura di Pesaro e Urbino è fondamentale per il contrasto alla criminalità, in particolar modo quando si tratta di stranieri extracomunitari irregolari sul territorio, anche pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica. Grazie, infatti, all’attività sia degli uffici investigativi e di controllo del territorio, sia degli uffici a carattere amministrativo come l’Ufficio Immigrazione, nel corso dell’ultima settimana, sono stati espulsi 4 cittadini extra comunitari irregolari sul territorio gravitanti intorno alla città di Pesaro.
L’espulsione è avvenuta mediante l’accompagnamento da parte del personale della Questura presso vari Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) dislocati sul territorio nazionale: Bari (Puglia), Ponte Galeria (Lazio) e Macomer (Sardegna). Tutti e 4 risultano accomunati dal medesimo denominatore: lo spaccio di sostanze stupefacenti.
La prima espulsione ha riguardato un cittadino albanese di 62 anni, che aveva appena concluso il periodo di carcerazione. Si trovava, infatti, in stato di detenzione per una condanna a più di 3 anni di reclusione per reati in materia di stupefacenti. Ma annoverava precedenti anche per reati contro la persona.
Il secondo espulso è un cittadino gambiano di 26 anni, rintracciato dalla volante della Questura all’interno del Parco Miralfiore e risultato irregolare sul territorio. Anch’egli pluripregiudicato in materia di stupefacenti, nonché per lesioni, resistenza, furto e violazioni della legge sulle armi.
Al Parco Miralfiore è stato rintracciato anche il terzo soggetto, risultato irregolare sul territorio nazionale. Si tratta di un cittadino nigeriano di 33 anni, che annovera numerosi precedenti in materia di stupefacenti e reati contro il patrimonio.
Infine, risale alla scorsa notte l’ultima espulsione: un marocchino di 31 anni, con precedenti per furti, lesioni, minacce, il quale aveva appena concluso il periodo di carcerazione. Trovato, infatti, a spacciare mentre era ristretto agli arresti domiciliari (sempre per reati in materia di stupefacenti), aveva subito l’aggravamento della misura con la custodia cautelare in carcere. Il soggetto, al termine del periodo di carcerazione, reagiva in maniera scomposta e agitata alla notizia dell’imminente espulsione dal territorio nazionale, richiedendo un intervento degli operatori della
Questura per riportarlo alla calma.