PESARO – Il Comune di Pesaro affida in concessione la gestione e valorizzazione di Villa Molaroni, del suo parco-giardino e del Museo della Marineria Washington Patrignani alla Renco S.P.A., realtà aziendale pesarese fortemente radicata nel territorio ma con una visione di portata internazionale. Strumento operativo che regola la concessione è la convenzione Comune/Renco che coprirà il decennio 2023-2033.
L’amministrazione aveva emanato un avviso pubblico per individuare un soggetto cui affidare la gestione e valorizzazione del Museo accolto a Villa Molaroni – un luogo della cultura cittadina con le sue specifiche collezioni, la vocazione forte al tema della marineria pesarese e l’alto potenziale turistico – in coerenza con le progettualità legate a Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024 e in prospettiva del percorso per la candidatura di Pesaro e Urbino a Capitale europea della cultura 2033.
La proposta progettuale di Renco è risultata conforme all’avviso poiché prevede ampia fruibilità del museo, servizi di gestione museale e iniziative varie, tutto perfettamente in linea con gli indirizzi di mandato e le strategie di programma del Comune. Proprio rispetto a questo, Renco propone di sostenere e consolidare – in vista di Pesaro2024 – un ponte di relazioni con le città di Chioggia, Burano, Martigues e altre località della Provenza, della Catalogna e della Croazia, tutte storicamente legate a Pesaro da scambi culturali e commerciali documentati dalla ricerca fino ad oggi. Si tratta inoltre di una proposta vantaggiosa per l’Ente in quanto garantisce la fruizione gratuita dei servizi museali e delle attività culturali attraverso un impegno economico annuale di Renco di 60.000,00 euro annui.
Grazie a questa convenzione, la gestione, valorizzazione e fruizione del Museo della Marineria potrà avvenire in sinergia con il circuito Pesaro Musei nell’ottica di una proposta museale sempre più coordinata e dunque più funzionale ad accogliere al meglio i visitatori e i turisti che sceglieranno Pesaro2024 come loro destinazione.
La storia di Villa Molaroni
Fatta costruire da Giuseppe Molaroni nel 1924, la villa era al centro di un grande parco di aceri, magnolie, abeti, cedri, cipressi e lecci in gran parte abbattuti tra gli anni ’50 e ’60 per far posto ai grandi condomini della zona. Oggi il parco occupa una superficie di 8.000 metri circa. L’edificio si articola su tre livelli ed è arricchito da colonne, archi, scalinate, ampi terrazzi e verande panoramiche; sul tetto una terrazza belvedere, interamente a vetri. Sono pregevoli anche gli infissi di finestre e porte, tutti in legno di rovere proveniente dalla Slovenia dove i Molaroni possedevano numerosi terreni.
Nel 1976 il Comune diviene proprietario della villa e dal 1987 vi ospita il Museo del Mare, nato come risultato del lungo e appassionato impegno di Washington Patrignani (1915-1999), professore in pensione, studioso di storia e tecnica navali, che raccoglie per anni dai pescatori gli oggetti che tengono in cortile o sulle barche. La sua idea è quella di dar vita ad un museo della civiltà marinara che illustri la vita quotidiana del mare e il lavoro dei cantieri attraverso gli attrezzi, gli abiti, le immagini, i trabaccoli. All’epoca sono molti i pesaresi che lo affiancano nel progetto: Floro e Gaetano Gennari, Giuseppe Ortolani, Paolo Pompei, Dino Rondolini e soprattutto, Renato Bertini e Umberto Spadoni, suoi collaboratori nell’allestimento del museo e nella pubblicazione di una Guida Breve al Museo del Mare (1989). Dopo un periodo di chiusura (1995 -2002), dal 20023 la villa è stata oggetto di lavori di adeguamento e ristrutturazione conclusi 2007. Continuando nella direzione del suo fondatore, il museo offre oggi un percorso conoscitivo sulla cultura del mare attraverso l’allestimento di oggetti d’uso della gente di mare, letti e interpretati attraverso le fonti archivistiche dei secoli XV-XVIII. Proprio da qui si ricavano informazioni preziose per scoprire i caratteri originali della marineria pesarese e recuperare il complesso di usi e consuetudini sopravvissuti fino ai nostri giorni.