PESARO – Stati generali delle infrastrutture, il territorio chiede l’arretramento della ferrovia e il sindaco Matteo Ricci predica: «Basta chiacchiericci: è un’opportunità storica per le Marche e per il futuro delle nuove generazioni, non facciamone una questione politica».
Dal palco l’appello alla Regione: «Chiudiamo l’accordo con il Ministero. Poi, come abbiamo fatto per la vittoria della Capitale italiana della Cultura 2024, facciamo una grande festa a Pesaro per il grande risultato ottenuto». Non solo, «rilanciamo il 2023 come l’anno di Fano, lavorando su due fronti: 500milioni di euro da trovare grazie alla rete Ten-T o tramite la Legge di Bilancio del prossimo anno, su cui mi impegno come capofila. Ora però dobbiamo chiudere, non possiamo trasformare un’occasione storica in un peccato mortale».
Al centro dell’incontro che si è svolto questo pomeriggio a palazzo Antaldi, sede della Fondazione Cassa di Risparmio, il tema del superamento dell’isolamento della nostra regione attraverso la modernizzazione dei trasporti. Focus sulla proposta di finanziamento di 5 miliardi (suddivisi in 5 regioni: Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia) per il potenziamento della Bologna-Lecce. «Sono fondi del Bilancio pluriennale dello Stato che arriva fino al 2033». Allo stesso tempo il ministro alla Infrastrutture e Trasporti «ha chiesto l’inserimento della tratta nei corridoi Ten-T».
No a campanilismi e divisioni, Ricci invita i Comuni a progettare il futuro del trasporto su ferro: «Parliamo da anni di questa grande opportunità. La modernizzazione dell’intera provincia potrebbe avere un costo di circa 3miliardi. Invito le amministrazioni ad immaginare un piano di fattibilità delle opere da finanziare», risorse che potrebbero concretizzarsi tramite la rete Ten-t. «Sfatiamo alcuni miti: il progetto non riguarderà solo il trasporto merci, ma anche passeggeri. E potenzialmente passeranno 5 treni in più al giorno rispetto agli attuali: al contrario rischiamo che nelle Marche non passi più nessuno. A questo punto la domanda nasce spontanea: che futuro daremo alle imprese?». Tra i nodi principali, quello di Fano: «È strategico nel potenziamento della tratta – dice Ricci -. L’arretramento, seguendo il percorso dell’Autostrada consentirebbe anche a Fano di mantenere la stazione in un luogo centrale, e allo stesso tempo di intercettare le merci. Per la realizzazione del tratto fanese servono circa 5-600milioni. L’inserimento nella rete Ten-T in questo senso è strategico, può consentire di intercettare altri fondi europei».
Gli Stati generali delle Infrastrutture, non solo ferrovia. Rigenerazione urbana, mobilità sostenibile, Pnrr. Il sindaco ha quindi elencato gli interventi più strategici: le opere compensative di Società Autostrada, i collegamenti verso il tirreno, il potenziamento del porto, l’importanza dell’aeroporto di Ancona e tra le priorità, in sinergia con Urbino e Provincia, la bretella dell’entroterra.
A moderare l’incontro, l’assessore alle Attività Economiche Francesca Frenquellucci: «Le infrastrutture rappresentano la vera chiave di lettura per il nostro sviluppo. A quelle materiali, dobbiamo affiancarci quelle digitali. Ritengo fondamentale spezzare una lancia a favore delle grandi infrastrutture digitali, immaginando, per esempio, un grande market place locale che garantisca competitività e valorizzi il territorio».
Gli interventi – È stato il Rettore dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino, Giorgio Calcagnini, ad aprirli. A dimostrazione dell’impatto economico che un intervento da 1,5 miliardi di euro sulle infrastrutture ferroviarie comporterebbe, Calcagnini ha precisato che questo «aumenterebbe di oltre 3miliardi, in valore, il Pil. Un importo complessivo, che non ricadrebbe per intero solo nella nostra provincia». Ricomprese nell’impatto, anche le 24mila unità lavorative che si creerebbero, «Posti di lavoro non permanenti ma che corrisponderebbero, su lavori di una durata di 24 mesi, in circa 12mila occupati in più l’anno. Le cifre aumentano esponenzialmente se, agli investimenti strutturali vengono associati quelli digitali».
A sottolineare la necessità dell’intervento al centro degli Stati Generali delle Infrastrutture, anche Maurizio Andreolini, sindacato Cisl, che ha ricordato, «ci muoviamo in un contesto economico segnato da 2 anni di pandemia e da settimane di una guerra che sta mettendo in crisi il nostro fabbisogno energetico». Tra i fattori che hanno inciso «nello scivolamento della Regione, c’è il rallentamento degli investimenti, diminuiti di 2,2 punti percentuali rispetto al 2007 e del 5,6 sul 2001. Sono fondamentali per lo sviluppo, soprattutto quelli legati alle infrastrutture – materiali e immateriali – che generano i maggiori benefici a lungo termine e che necessitano di maggior condivisione strategica».
Moreno Bordoni, segretario Cna Pesaro e Urbino, «Gli investimenti in termini di infrastrutture, sono vitali fondamentali, strategici. Soprattutto in un momento storico come l’attuale, soprattutto se consideriamo che mai abbiamo avuto così tante risorse per costruire il futuro del territorio, la cui base di partenza è il potenziamento e la valorizzazione delle infrastrutture».
Alessandro Ligurgo, direttore Confesercenti Pesaro e Urbino, ha posto come obiettivo il 2024: «L’anno di Pesaro Capitale italiana della Cultura, data di riferimento, verso cui correre, facendolo nella direzione giusta. Che è quella che sa cogliere le occasioni della rigenerazione urbana, dell’ottimizzazione di infrastrutture e servizi, delle scelte sostenibili e la modernizzazione della rete dei trasporti urbani. Dobbiamo rendere Pesaro un luogo in cui è molto piacevole vivere, perché la qualità vita va di pari passo con il “valore sul mercato”». Sull’arretramento della ferrovia, ha aggiunto: «Non è possibile dire no al progetto; se non lo faremo penalizzeremo l’intero territorio».
Amerigo Varotti, direttore Confcommercio Marche Nord: «Parliamo di un sogno che pensavamo non ci sarebbe mai stato. L’arretramento della tratta è un tema molto caro da sempre, soprattutto per chi lavora a uno sviluppo turistico da sempre bloccato dalla presenza di una ferrovia sul lungomare. Perdere l’opportunità di fondi già stanziati è impensabile ma dobbiamo essere altrettanto chiari e certi dei dati che le scelte e i progetti portano con sé».
«Bene lo sviluppo della viabilità – ha poi aggiunto Jader Bonazzelli, segretario di zona Coldiretti Pesaro -: ma puntando su una sostenibilità ambientale che guardi anche all’agricoltura. Gli investimenti non devono sottrarre troppi terreni agricoli. Negli ultimi anni possiamo contare una riduzione del 21% della superficie fertile utile nelle Marche anche a causa di investimenti non necessari. E il terreno fertile è cibo, la cui produzione va programmata anche per garantire l’autosufficienza alimentare».
«Cinque miliardi sono davvero tanti per un progetto – ha detto Alessandra Baronciani, presidente Confindustria Pesaro e Urbino -, a maggior ragione se questo riguarda l’Adriatico, e destina la parte più significativa degli investimenti alla nostra provincia». Per Baronciani questo è il «momento di pensare oltre, pensare in grande» ha aggiunto offrendo la suggestione dell’Italia e delle Marche, come «Hub naturale di collegamento fra Europa e Africa, continente che vivrà il suo sviluppo economico fra 20-30 anni. Se consideriamo questo è necessario non guardare al dito, ma al punto di arrivo finale: diventare uno snodo per le merci sarà fondamentale per evitare l’isolamento e per inserirsi in un progetto che dovremmo pensare ancor più ambizioso». Un piano di portata internazionale, «da rilanciare coinvolgendo oltre alle regioni già interessate dagli investimenti della Bologna-Lecce anche l’Europa» e capace di mettere in luce anche il genio creativo «che ha reso l’architettura e il design italiano modello nel nel mondo».
«Quando un’opera può ritenersi utile?» si è poi domandata Sabina Pesci, presidente CIA Pesaro e Urbino: «Quando rispetta e si integra nel territorio in cui si colloca. Come agricoltori, e guardiani del territorio, poniamo tale requisito come questione fondamentale. L’altra condizione è che l’opera serva a tutta la collettività, che in questo caso è l’intera provincia».
«La possibilità di spostare a monte la ferrovia è un’occasione storica, da valutare molto bene per evitare di doverla abbandonare, perché non ricapiterà in tempi brevi – ha sottolineato Giorgio Fazi, presidente Ordine degli Ingegneri Pesaro e Urbino -. La ferrovia attuale insiste a Pesaro dagli anni ’60 dell’800. Da 150 anni, 7 generazioni di pesaresi la usano nelle condizioni attuali. È il momento di migliorarla».
Silvana Della Fornace, Confartigianato, responsabile sindacale della zona di Pesaro parla di un progetto come quello riguardante la ferrovia, fondamentale. Se lavoriamo bene, pensando allo sviluppo delle imprese, garantiamo il futuro del nostro territorio. Questo è un passaggio storico, che deve nascere da uno sforzo comune. La scelta finale chiarirà se vogliamo avanzare o regredire».
È stato infine Salvatore Giordano, vicepresidente Camera di Commercio Marche, a chiudere gli interventi degli Stati Generali delle Infrastrutture. «Dichiaro assoluta obbedienza alle istituzioni, potranno utilizzare al meglio anche l’istituzione camerale per arrivare al risultato che ci auguriamo». Nel ricordare che «l’invidia sociale appartiene anche alle istituzioni; e quando questo avviene è preoccupante per i cittadini», Giordano ha affermato che, nel processo per l’arretramento ferroviario, «la Regione Marche dev’essere parte attiva», una componente fondamentale di quella “città orchestra” «simbolo del percorso di Pesaro 2024 e miglior metafora esistente che c’è della democrazia».