PESARO – Auditorium Scavolini, il percorso a ostacoli e l’apertura il prossimo 29 febbraio. L’assessore al Fare Riccardo Pozzi ha risposto in consiglio comunale all’interrogazione presentata dalla consigliera di Prima C’è Pesaro Giulia Marchionni sul vecchio palas di viale dei Partigiani. Un’opera che ha avuto molti ritardi e un aumento di spesa da 3,5 milioni a 10. Con ampie critiche da parte dell’opposizione.
«Tifiamo tutti per il 29 febbraio, ma questa storia va avanti da troppo tempo», dice Marchionni. «Non sono state iscritte riserve agli stati di avanzamento lavori da parte della ditta, ma sono state iscritte riserve solo sullo stato finale – ha detto Pozzi – Parliamo di aprile 2023, quando erano già stati consegnati i lavori alla seconda Ati per la conclusione del secondo stralcio dei lavori. Le riserve iscritte dal Car ammontano a 1 milione e 529 mila euro, comprensivi anche di 214.000 euro relativi a somme attinenti alla compensazione prezzi, somme che spettano alla ditta, che in parte sono già stati liquidati e in parte prossimi alla liquidazione. La direzione lavori ha espresso considerazioni rigettando e contro deducendo in toto le riserve iscritte. Abbiamo una ditta che chiede 1,5 milioni di euro e dall’altra parte una serie di considerazioni corpose redatte dalla direzione lavori che rigettano in toto le riserve. Poichè l’ammontare è superiore al 10% dell’importo complessivo del contratto, la legge prevede di avviare l’iter per un accordo bonario, per il quale non so dire se si arriverà o meno. E’ sicuramente questa una fase delicata – ammette Pozzi – L’avvio dell’accordo bonario significa avviare una serie di incontro tra Rup, impresa, direzione lavori e collaudatore. Da qui si è formalizzata una proposta di transazione del Comune, di 250 mila euro. Il Car si è reso disponibile ad arrivare ad un accordo bonario davanti a questa proposta, e sono in essere delle fasi successive a questa prima formalizzazione con una serie di osservazioni. Se non si arriverà all’accordo bonario, la strada alternativa obbligatoria è quella di un contenzioso, per il quale non sappiamo ad oggi quale sarà l’esito».
Poi c’è tutto il percorso documentale e amministrativo che non pregiudica la conclusione dei lavori e il collaudo definitivo dell’opera, che «ci consentirà di riportare a Pesaro un’infrastruttura, come ce ne sono poche nel centro-Italia, di circa 1500 posti, per iniziative, convegni, momenti culturali di rilievo non solo per la Capitale della Cultura. Se tutto va bene, e uso il condizionale, concluderemo un appalto da 3,7 milioni di euro, il secondo stralcio, in tempi record in Italia. Sappiamo che ci sono elementi non prevedibili quando si fa un’opera pubblica. Vogliamo consegnare l’opera quanto prima e farla funzionare e renderla attiva per la città».
Ha replicato la consigliera Marchionni: «Tutti dobbiamo tifare per riuscire ad aprire il palas il 29 febbraio. A novembre mi era stata concessa l’ostensione di alcuna documentazione che avevo richiesta, un’ostensione che mi ha lasciata interdetta. E rispetto alla quale poi mi è stata consegnata dal segretario generale. Se l’accordo transattivo verrà concluso ne saremo tutti ben lieti. Qualora si dovesse aprire un contenzioso ce ne faremo una ragione e lavoreremo per capirne i motivi. Questa è una storia sulla quale Pesaro prima o poi vorrebbe vedere un punto, la quale si protrae da troppi anni, e in merito alla quale un ragionamento sulla mole di risorse pubbliche investite andrà fatto da questo consiglio».