PESARO – Piano socio sanitario, le critiche del consigliere Andrea Biancani. «Il progetto di sanità della Giunta regionale è un progetto fuori dal tempo. La scelta di non puntare sull’ottimizzazione delle strutture, ma sulla frammentazione dei servizi ospedalieri non è sostenibile e rischia di penalizzare proprio i presidi dell’entroterra e tutti i cittadini della nostra provincia». È negativo il giudizio del vicepresidente del Consiglio regionale sulle scelte della Regione in materia di sanità e di edilizia ospedaliera, emerse dopo i primi incontri sul territorio dedicati al nuovo piano sanitario.
«La sanità della provincia di Pesaro-Urbino viene declassata da scelte ideologiche e da un atteggiamento di rivalsa miope. Finché ricopri un ruolo di opposizione, se hai idee sulla riorganizzazione sanitaria fuori dal tempo non ci sono conseguenze dirette, ma quando si sta al governo è pericoloso perché non fai i conti con la realtà.
Primo perché il personale non c’è. In queste settimane non c’è stato giorno in cui sindaci, cittadini, associazioni di categoria e sindacati non abbiano segnalato le grosse difficoltà per la mancanza di medici, infermieri e in generale di operatori sanitari. Un problema ormai cronicizzato, da risolvere con nuove assunzioni, più accessi ai corsi universitari e alle specializzazioni. La Regione continua invece ad annunciare l’apertura di nuovi ospedali e di presidi nell’entroterra, senza fare i conti con la carenza di organico. Chi andrà a lavorare in quelle sedi? Quale sarà il fabbisogno? Gli stessi sindacati hanno delle perplessità su queste proposte perché sono consapevoli che il sistema non può reggere. Abbandonare il processo di razionalizzazione creerà un ulteriore indebolimento di tutta la sanità del territorio, in particolare quella dell’entroterra».
L’ospedale Pesarese non sarà più di 600 posti ma di 400 ed è stato revocato il project financing. Tra pochi giorni la scelta del sito, di nuovo in discussione.
Biancani continua: «Il secondo motivo è la normativa statale che impone vincoli precisi nel rapporto tra popolazione e numero di ospedali, le norme non consentono l’apertura di tutte le strutture previste.
Per quanto riguarda il nuovo ospedale a Pesaro, il progetto cancellato dalla Regione avrebbe garantito specialità di eccellenza, unico vero argine alla mobilità passiva. La nuova scelta di realizzare ospedali fotocopie, dello stesso livello, dell’attuale governo regionale, più volte dichiarata in aula dai rappresentanti della maggioranza, è una scelta al ribasso che ci fa tornare indietro verso “l’anconacentrismo”. Gli stessi professionisti decideranno di lasciare la sanità della nostra provincia perché priva di strutture all’avanguardia e senza prospettive di crescita, con i cittadini che, molto probabilmente, preferiranno andare verso il confine a nord, piuttosto che verso il capoluogo.
Marche Nord negli anni, grazie alla capacità di razionalizzazione di costi e personale, è riuscita ad attivare specializzazioni di alta complessità che vanno rafforzate, in parallelo con quelle di Ancona con le quali possono convivere. Ad esempio: neurochirurgia, emodinamica, chirurgia specialistica al seno, radioterapia, ematologia, neuropsichiatria infantile. Tutte specialità che non sono più previste in ospedali di primo livello.
L’ospedale Marche Nord sarebbe dovuto essere il riferimento per una serie di eccellenze per tutto il territorio, inoltre l’obiettivo era quello di migliorarlo con ulteriori specializzazioni e non di ridurre la qualità dei servizi. Il personale che lavora negli ospedali è già deluso da queste scelte e ci sarà la fuga di quello specializzato. Il progetto dell’esecutivo – conclude – è chiaro, disporre di ospedaletti tutti uguali, con servizi di base, destinando la gran parte delle risorse e dei posti letto ad Ancona. Il tutto servito con la complicità di molti rappresentanti eletti nella nostra provincia».